Elena Correggia
Leggi i suoi articoliDue appuntamenti di fine mese dedicati a celebrare le più raffinate creazioni prodotte da storiche manifatture, italiane e non solo, nell’ambito della maiolica e della porcellana. La casa d’aste Pandolfini a Firenze, il 26 ottobre, presenta un catalogo di maioliche che spaziano dal Rinascimento al Settecento. Uno dei motivi principali di interesse della vendita è dato da una serie di oggetti del XVIII secolo, provenienti da una illustre collezione milanese. Un particolare pregio possiede il grande piatto della manifattura milanese di Felice e Giuseppe Maria Clerici, del 1769 (stima 15-25mila euro), la cui rilevanza è dichiarata dalle dimensioni, così come dalla modellazione a stampo mutuata dall’argenteria e dalla ricca e preziosa decorazione pittorica a smalto e con profili dorati. Gli esperti ritengono che questo storico, grande piatto sia stato realizzato poco prima della visita della bottega milanese da parte di Giuseppe II d’Austria. Pare che il piatto non gli venne donato a causa del difetto della bollitura del bruno che incrinava la perfezione della pellicola pittorica smaltata.
Fra i pezzi più antichi si fa notare un piatto in blu cobalto e giallo antimonio, realizzato fra il 1520 e il 1530 nella zona di Urbino, proveniente da collezione privata torinese (25-40mila). Sempre a Urbino e in particolare alla bottega dei Fontana è attribuito un vaso biansato ad anfora del 1580, in maiolica dipinta in policromia, con un decoro che si sviluppa su tutta la superficie dell’oggetto, fra grottesche, animali, e figure allegoriche (12-18mila).
Il 26 ottobre porcellane e maioliche saranno protagoniste anche dell’asta «web/live» allestita da Wannenes (la partecipazione è possibile online, via offerta scritta o telefonica). Fra i lotti di punta un piatto in maiolica a fondo berrettino, della seconda metà del XVI secolo, che potrebbe provenire da una fornace di Venezia, decorato con un episodio di storia romana, probabilmente una scena del ratto delle Sabine (14-16mila). Alla manifattura Ginori di Doccia risale invece una coppia di vasi in porcellana bianca del 1745 circa (2-3mila euro l’uno). La loro impronta scultorea e la fastosa decorazione a rilievo, l’una raffigurante «Il trionfo di Bacco e Arianna» e l’altra «Il sileno ebbro», testimoniano la forte influenza esercitata dalla cultura classica e dal barocco toscano sulla produzione di Ginori.
Potrebbe poi aver avuto una committenza importante, forse in ricordo di una battaglia navale con partecipazione austriaca, il tête à tête da colazione in porcellana policroma e di manifattura viennese del 1770-75 circa, decorato con scene di battaglia navale e composto da vassoio, caffettiera, lattiera con coperchio, due tazze con piattino e porta zucchero, conservato nel suo cofanetto originale (8-10mila). Non mancano infine alcuni oggetti curiosi, come la lanterna uscita dalle fornaci di Josiah Wedgwood. Costui, accanto alla produzione in terraglia, elaborò un materiale che si prestava a realizzare oggetti d’uso e decorativi con accuratissimi dettagli, il basalt. La lanterna in questione ne costituisce un esempio: realizzata intorno al 1790 coniuga la praticità d’uso all’eleganza dell’insieme, di pieno gusto neoclassico (100-150 euro).
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