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Dopo un passaggio sul mercato nel 1906 e una segnalazione, nel 1936, della sua presenza in una collezione privata di Montevideo, si erano perse le tracce di «Vecchie calzette», uno dei dipinti del «Poema della vecchiaia», il ciclo di opere dedicate alla caducità della vita presentato con successo da Angelo Morbelli (1854-1919) alla Biennale di Venezia del 1903.
Per realizzarlo, l’artista si era fatto allestire uno studio nel Pio Albergo Trivulzio, la casa di riposo per anziani indigenti voluta dall’antica famiglia milanese, dove aveva studiato da vicino la vita, minima e mesta, dei suoi ospiti. Pioniere della fotografia, Morbelli li riprendeva nelle diverse ore della giornata e trasferiva nei suoi dipinti i tagli compositivi tipici della macchina fotografica, mentre catturava la qualità mutevole della luce.
Altri quadri del ciclo si trovano in musei (da Ca’ Pesaro a Venezia alla Pinacoteca Civica di Alessandria) e in importanti collezioni, come la Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona, nella sua Pinacoteca del Divisionismo. In essi Morbelli traduceva in immagine i principi fondanti del Divisionismo lombardo-piemontese che, come il Pointillisme, enfatizzava la luce grazie all’uso dei tocchi di colore puro giustapposti secondo le regole dell’ottica, ma che sopravanzava la pittura puramente «retinica» dei francesi, poiché si nutriva di tematiche sociali e di significati simbolici (e simbolisti).
Il dipinto «Vecchie calzette», firmato e datato, è stato ritrovato, in ottimo stato di conservazione, da Christie’s, che il 13 dicembre lo propone nell’asta londinese di «19th Century European & Orientalist Art» (stime 230-350mila euro).
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