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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliParigi. Il Louvre restaura il «San Giovanni Battista» di Leonardo. Il capolavoro del maestro toscano lascerà le sale del museo parigino prima della fine di gennaio: «Nel corso dell'Otto e Novecento il dipinto è stato riverniciato più volte nel tentativo di ringiovanirlo. Sono stati aggiunti almeno quindici strati. È il Leonardo più riverniciato di tutti!», osserva Sébastien Allard, direttore del dipartimento dei Dipinti del Louvre.
Il restauro è stato annunciato a un gruppetto di giornalisti (tra cui anche «Il Giornale dell’Arte») riuniti intorno all'opera, esposta ancora per qualche giorno, dunque, accanto ad altri due capolavori di Leonardo, «Sant’Anna, la Vergine e il Bambino» e «La Belle Ferronnière», che il Louvre ha già restaurato di recente.
Il «San Giovanni Battista» è il terzo su cui si interviene in pochi anni. E come sempre quando si tratta di Leonardo, la questione è delicata: «Procediamo con molta cautela e umiltà. Si va a toccare il mito di Leonardo, la sua tecnica eccezionale e il cuore storico delle collezioni del Louvre. Esiste una dimensione simbolica di cui siamo consapevoli», aggiunge Allard. Poi il direttore del dipartimento anticipa la domanda che sta affiorando sulle labbra dei cronisti: «Come proseguiremo non saprei, precisa, facciamo un passo per volta, ma posso già dirvi che non toccherà ancora alla Gioconda».
Torniamo al «San Giovanni Battista». Sul dipinto è stato rilevato uno spessore «record» di vernici, aggiunte intervento dopo intervento, pari a 110 micron, praticamente il doppio dello spessore di 50-60 micron che era stato trovato sulla «Sant’Anna», restaurato nel 2012. Il risultato di un tale accumulo di vernici, che nel tempo sono invecchiate e alterate, è che il quadro si è ingiallito e a stento si intravedono la pelle d’animale, di cui il santo è vestito, e la croce che tiene in una mano. Si distinguono bene solo le parti più luminose, il volto del santo con l’indecifrabile sorriso e il braccio, col dito indice della mano rivolto verso l’alto per indicare la croce. Un atteggiamento ambiguo che negli anni è stata aperto a mille interpretazioni.
Il lavoro della restautrice Regina Moreira (che per il Louvre ha già restaurato la «Betsabea» di Rembrandt) sarà dunque di alleggerire le vernici per restituire leggibilità alla scena. C’è da aspettarsi uno shock visivo a fine lavori? Vincent Delieuvin, conservatore al Dipartimento dei Dipinti del Louvre, ritiene di no: «Sul "San Giovanni Battista" Leonardo ha lavorato facendo economia di colori. Pur eliminando una buona metà delle vernici aggiunte, si può prevedere che il quadro resterà in penombra. Il restauro della "Sant’Anna" ha fatto risaltare il blu del mantello della Vergine. Nella "Belle Ferronnière" è riemerso il rosso del vestito. Nel "San Giovanni" non ci sono colori, è quasi un quadro in bianco e nero».
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