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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliVaticano. Viene inaugurata il 27 aprile la «nuova» Galleria delle carte geografiche dei Palazzi Apostolici vaticani, un capolavoro tardocinquecentesco su pareti, lungo 120 metri e ampio 1.200 metri quadrati, che da tempo era sottoposto a lavori di restauro.
I milioni di visitatori dei Musei Vaticani e, naturalmente, il trascorrere dei secoli avevano infatti offuscato la leggibilità di parte degli affreschi, fenomeno reso ancor più evidente dalla presenza di colle stese nel XIX secolo che avevano diminuito fortemente la dimensione plastica di città, monti e pianure raffigurate in questo Atlante dei possedimenti della Chiesa dell’epoca. Ecco perché l’intervento di riqualificazione (finanziato con 2 milioni di euro dal gruppo di mecenati americani Patrons of the Arts in the Vatican Museums e affidato al restauratore Francesco Prantera a capo di 13 addetti esperti), dal quale è riemersa la qualità cromatica originale della Galleria. Essa prende il nome dalle quaranta carte geografiche affrescate sulle pareti degli antichi palazzi, immagini che raffigurano le regioni italiane e i possedimenti della Chiesa all’epoca di papa Gregorio XIII (1572-1585). Vennero dipinte fra il 1580 e il 1585 sulla base di cartoni di Ignazio Danti, noto geografo del tempo: considerando come elemento divisorio gli Appennini, su una parete sono raffigurate le regioni bagnate dai mari Ligure e Tirreno sull’altra le regioni bagnate dall’Adriatico. Ogni carta regionale è corredata della pianta della città principale.
Ma altri spazi vaticani sono di nuovi fruibili dopo un approfondito restauro. È il caso della Galleria dei candelabri, diretto da Micol Forti e finanziato ancora dai mecenati americani con 700mila euro: i lavori si sono conclusi qui il 31 marzo e hanno previsto un certo grado di sperimentazione nelle tecniche e nei materiali a causa del forte degrado della decorazione ottocentesca. La Galleria dei candelabri venne infatti costruita nel 1761, in quanto originariamente era una loggia aperta, chiusa successivamente alla fine del 1700. I dipinti del soffitto, quelli appunto che erano in sofferenza, sono del 1883-87 e vennero realizzate, per volere di papa Leone XIII, da Annibale Angelini, Ludwig Seitz e Domenico Torti. Negli spazi sono attualmente esposte statue romane, copie di originali greci del periodo ellenistico (III-I secolo a.C.) e, in corrispondenza delle arcate, grandi candelabri del II secolo d.C. provenienti da Otricoli (Tr).
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