Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Come in molte antiche culture, anche in Giappone l’uso della maschera si radica nei secoli più lontani. Ma è grazie alla fortuna del teatro No (fiorito a partire dall’ultimo quarto del XIV secolo) che la produzione di maschere raggiunge alti livelli qualitativi. Dal 14 ottobre al 21 novembre Renzo Freschi presenta, per la prima volta a Milano, 30 maschere teatrali giapponesi, la più antica e rara delle quali, raffigurante un volto grottesco di dèmone, è databile al periodo Muromachi, ante 1369.
La maggioranza delle opere esposte nella mostra «Le maschere dell’anima», tutte realizzate tra il XV-XVI secolo e l’inizio del XIX, appartiene al No, vera fucina di produzione di questi manufatti. La maschera è del resto il cardine del No e quando l’attore la indossa non rappresenta ma «incarna» letteralmente lo spirito del personaggio: un risultato che raggiunge grazie anche all’abilità dell’artista che l’ha realizzata (tutti artefici specializzati, che si tramandano il sapere di padre in figlio), poiché le maschere qualitativamente più alte riescono a manifestare sentimenti diversi, a seconda dell’incidenza della luce.
Altri articoli dell'autore
The Blank Contemporary Art festeggia i suoi primi 15 anni con una mostra dell’artista californiano a Palazzo della Ragione
In occasione dell’ottavo Festival della pace il Museo di Santa Giulia espone lavori di Mohammed Al-Hawajri, Dina Mattar, Emily Jacir e Haig Aivazian
Governo dei flussi e promozione di nuove destinazioni sono le questioni al centro della conferenza promossa dalla Pinacoteca di Brera e da GetYourGuide che avrà luogo il 7 novembre a Milano
La partecipazione di 61 espositori, ben 13 new entry, suggella la credibilità della fiera milanese, il cui successo crescente si deve anche a una campagna pubblicitaria frizzante e ironica



