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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoli«De Chirico, Savinio e les Italiens de Paris», sino al 14 febbraio, a cura di Stefano Cecchetto e Maurizio Vanni, organizzata dal Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art e prodotta da Mviva, è una mostra che riunisce una cinquantina di opere da collezioni pubbliche e private.
La rassegna è incentrata sull’attività parigina di Giorgio de Chirico e del fratello Alberto Savinio, e sui proficui rapporti che instaurarono con artisti e letterati francesi, tra i quali Breton, Cocteau e Apollinaire; ma vi è anche quel circolo più ampio di artisti italiani che, dal 1914 fino agli anni Quaranta-Cinquanta, gravitò nella capitale francese.
Il percorso si apre infatti con un disegno («Ritratto di donna») di Modigliani del 1914 a ricordare colui che fu all’origine della migrazione di artisti verso Parigi, fino al costituirsi di quella colonia di «Italiens», di cui fanno parte Massimo Campigli, Filippo De Pisis, René Paresce, Gino Severini e Mario Tozzi, un gruppo considerato da alcuni critici alla stregua di una vera e propria corrente artistica. Il credo degli «Italiens de Paris» è, negli anni del ritorno all’ordine, promosso dalla rivista «Valori Plastici» (1918-22), l’impegno nei confronti di un «italianismo artistico» (per usare l’espressione di Carrà) che consisteva nel recupero della tradizione e del mestiere artistico, per riannodare quel rapporto costruttivo col passato che le avanguardie storiche avevano reciso. Di de Chirico sono esposte, ad esempio, opere quali «Il filosofo» del 1924, «Le muse inquietanti», «Le cheval d’Agamémnon», quest’ultima proveniente dalla collezione Merlini di Busto Arsizio, da cui giunge anche «Apollo» di Savinio del 1931, dipinto assai significativo, come pure, dello stesso autore, «Le navir perdu» (1928). q L.L.
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