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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliEike Schmidt rinuncia alla direzione del Kunsthistorisches Museum di Vienna, a un mese dall’assunzione del nuovo incarico, per il quale aveva vinto due anni fa un concorso e a cui stava già dedicandosi con viaggi a Vienna in preparazione del lavoro futuro. Ma tutti sapevano quel che egli ha ribadito dopo l’annuncio, ovvero che il suo cuore «batte a Firenze».
In questa città Schmidt sente di aver raccolto, con la sua «fantastica squadra», dei frutti veramente importanti. Confessa che la sua non è stata «una decisione semplice, né banale» e attende la riconferma del mandato che per ora non è arrivata, anche se possiamo tutti immaginare abbia buone speranze, per aver compiuto una rinuncia che gli è costata anche la disapprovazione del ministro per l’arte e la cultura austriaca Alexander Schallemberg.
Commentando la notizia, trapelata sulla stampa austriaca (quando ci sarebbe invece dovuta essere una strategia di comunicazione concordata), Schmidt precisa: «la mia rinuncia era un atto dovuto» aggiungendo di aver espresso sempre la volontà di veder andare avanti i progetti da lui avviati a Firenze, come la sistemazione del corridoio Vasariano e gli allestimenti delle nuove sale, e di sperare ora di poter rimanere agli Uffizi per seguirli di persona.
«Per ora so solo di essere in carica fino al 31 ottobre, un giorno davvero simbolico poiché è lo stesso del Patto di famiglia stipulato da Anna Maria Luisa de’ Medici con Francesco Stefano d’Asburgo Lorena» ovvero il patto che assicurava la permanenza nel granducato toscano, per il pubblico godimento dei cittadini, delle opere della dinastia medicea impedendo il loro ‘esodo’ in terra straniera. «Qui invece sono io a lasciare le terre asburgiche per Firenze» ironizza.
Ed è stato il cambio di governo, col ritorno di Franceschini, a far prendere a Schmidt questa decisione? «Io ero in buoni rapporti anche col Ministro Bonisoli, risponde diplomatico il direttore, anche se su alcune cose avevamo orientamenti diversi».
Sui rapporti con l’Austria, Schmidt è molto ottimista e afferma che la direttrice del museo viennese si trovasse in una posizione speculare alla sua, ovvero con progetti iniziati da portare a termine. Ricorda inoltre i legami tra Firenze e l’Austria, grazie al governo degli Asburgo Lorena (1737-1859), con l’arrivo a Firenze, da residenze asburgiche, di opere quali la «Madonne delle rose» di Tiziano, l’«Allegoria sacra» (prima attribuita a Giorgione ora a Giovanni Bellini), i «Quattro filosofi» di Rubens.
Senza dimenticare poi l’edificazione del Kaffeehaus nel Giardino di Boboli, che sarà presto recuperato alla sua originaria funzione di luogo di ristoro. «Sono convinto che questa relazione tra Vienna e Firenze non verrà meno in futuro, anzi si intensificherà» conclude sorridendo.

Eike Schmidt
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