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Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliCreare risonanze, sull’onda di suggestioni kandinskijane: su questo tema dal 3 marzo al 5 maggio allo Studio la Città è allestita una mostra frutto dell’accostamento tra due autori diversi per generazione, formazione e soluzioni formali. Un accostamento che il curatore Valerio Dehò giustifica risalendo alle vibrazioni delle corde dell’anima, come necessità stessa dell’arte, di cui scriveva Kandinskij nel 1912.
David Leverett (Londra, 1938) a Verona è apparso la prima volta nel 1975 nell’ambito della collettiva «Empirica» curata da Giorgio Cortenova e dedicata alla «pittura-pittura». La sua poetica, in cui il rapporto con il paesaggio è un riferimento primario, si esprime in dipinti astratti, dalle molteplici stesure trasparenti, spesso con l’inserimento di materiali diversi. «L’artista, spiega Dehò, mette insieme il modo di trattare la materia pittorica tipico degli anni Settanta con la lezione spiritualistica di Kandinskij unitamente alle idee innovative delle neoavanguardie». Le vibrazioni cromatiche suggeriscono il contatto con Roberto Pugliese, compositore e artista visivo nato nel 1982 a Napoli, che utilizza materiali trasparenti o riflettenti, mentre incentra le sue opere sulle vibrazioni sonore. In concomitanza alla mostra «Risonanze», nella project room sono allestite opere dell’argentina Marcela Cernadas.
Studio La Città

David Leverett , «Colour structure (A 73)», 1973, acrilico su fibra di vetro e carta / acrylic on glass fiber and paper 91,3 x 122 cm
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