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Alessandro Martini
Leggi i suoi articoliA quasi sette anni dal devastante sisma del 6 aprile 2009, che rimane tuttora pienamente visibile nel degrado della gran parte del centro storico cittadino, il 19 dicembre il Munda-Museo Nazionale d’Abruzzo ha finalmente riaperto nella nuova sede dell’ex Mattatoio comunale, nel Borgo Riviera di fronte alla Fontana delle 99 Cannelle, in attesa del pieno recupero della conquecentesca Fortezza Spagnola, storica collocazione del museo.
Un’inaugurazione stabilita soltanto a pochi giorni dall’evento, dopo i troppi annunci del passato, cui poi non era seguita l’attesa riapertura. Ora, dopo gli ultimi collaudi, il tanto atteso taglio del nastro. Negli spazi «funzionalisti» dell’ex Mattatoio, concesso con comodato trentennale gratuito dal Comune al Mibact, è ora esposta una selezione di oltre cento opere che testimoniano l’identità, la storia e la vitalità della cultura dell’intera regione. In parte provenienti dai depositi, in parte recuperate dalle macerie e restaurate da una dozzina di ditte e laboratori, oltre che presso l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro.
Rinnovato con particolare riguardo alle tecnologie (l’edificio di archeologia industriale è stato completamente «imbrigliato» con fasce di acciaio inossidabile e dotato internamente di piastre antisismiche e di piedistalli di sicurezza per ogni scultura), l’edificio mette ora in scena materiali di diverse epoche e tipologie (reperti archeologici, sculture lignee e dipinti fino al XVIII secolo) rappresentativi, secondo l’ordinamento progettato da Lucia Arbace, direttore del polo Museale d’Abruzzo.
Lungo il percorso composto di cinque grandi ambienti, suddivisi in sezioni secondo uno sviluppo narrativo cronologico e tematico e un continuo rimando tra beni esposti e territorio, sono alcune delle più belle e antiche Madonne d’Abruzzo, come la Madonna di Lettopalena (XII sec.) e la Madonna «de Ambro» (prima metà del XIII sec.), insieme a tavole e tele come il tardogotico «Trittico di Beffi», il «Cristo benedicente» di Massimo Stanzione e i Mattia Preti e Jusepe de Ribera dalla Collezione Cappelli, oltre alla «Madonna e santi» di Giovanni Paolo Cardone e al duecentesco «Cristo deposto» proveniente dal Duomo di Penne, lacerati dal sisma e dalle macerie e oggetto di complessi restauri sperimentali.
L’intervento da 6 milioni di euro è stato interamente finanziato dal Mibact attraverso Invitalia, nell’ambito del progetto «Mumex, i grandi musei attrattori del Mezzogiorno d’Italia».
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