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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliRiunendo una trentina di artisti di diversa provenienza ed età la Otto Gallery, con la mostra «Evocations. A Nomadic Exhibition Project» (sino al 27 marzo), crea nei suoi spazi un universo che attraverso il disegno contemporaneo racconta emozioni e fragilità in tempi di guerra e di crisi politiche.
Quella di Bologna è una delle tappe di un percorso internazionale che ha già coinvolto musei e gallerie a Budapest, Napoli, Parigi e Salisburgo, mentre successivamente proseguirà con Praga, Innsbruck e Sarajevo. Un progetto, dunque che decisamente supera i confini degli Stati permettendo al visitatore di comprendere l’attuale stato dell’arte della rappresentazione grafica, fondamento della pratica artistica.
Benché all’interno di un programma strutturato, ogni appuntamento espositivo comprende artisti diversi e alla Otto Gallery sono ventisei i protagonisti selezionati, suddivisi in quattro sezioni tematiche dedicate a differenti aspetti dell’interiorità̀ umana.
Sono presenti lavori di Nir Alon, Ruth Barabash, Anya Belyat-Giunta, Luca Caccioni, Melanie Daniel, Gianni Dessì, Elzevir, Andrea Fogli, Aron Gàbor, Ugo Giletta, Marine Joatton, Denica Lehocka, Felice Levini, Lello Lopez, Christoph Mayer, Amir Nave, Marina Paris, Maria Pogorzhelskaya, Maurizio Savini, Fabrice Souvereyns, Marco Tirelli, Soyoung Um, Tinus Vermeersch, Fabien Verschaere, Wang YuPing, Michael Ziegler.
Il curatore Lóránd Hegyi riassume il concetto a monte della rassegna in questo modo: «Quello che mostriamo è il risultato di appassionate discussioni tra artisti, galleristi, curatori, collezionisti, critici e appassionati d’arte, frutto di considerazioni a lungo meditate riguardanti i giorni nostri, dopo la pandemia e i fatti di guerra più recenti. Abbiamo dato vita a una forma flessibile di organizzazione espositiva, mettendo al centro la condizione umana e la sua interiorità̀ con le proprie fragilità, esperienze psichiche, sensibilità̀ emozionali e la capacità di creare narrative personali profondamente sofisticate».

Dettaglio di «TV 15.23» di Tinus Vermeersch
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