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Cia contro Enel

Federico Castelli Gattinara

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«Forse è colpa nostra, non siamo stati chiari, dice il soprintendente capitolino Claudio Parisi Presicce, ma il progetto è importante e va ben spiegato». Parliamo di «The Hidden Treasure of Rome», un accordo quadro tra Roma Capitale ed Enel Green Power contro il quale si è scagliata la Confederazione Italiana Archeologi (Cia) e non solo, perché darebbe all’estero l’immagine di «soprintendenze e università povere e incapaci di fare ricerca e di valorizzare il nostro patrimonio, archeologi italiani inetti e inadeguati a studiare i materiali e i contesti della nostra città».

Tuttavia è una triste e incontrovertibile realtà che 1.080 casse contenenti decine di migliaia di pezzi antichi ammuffiscano nei depositi dal 1939, cioè da quando l’Antiquarium comunale del Celio venne danneggiato dai lavori di costruzione della prima linea metropolitana cittadina. «The Hidden Treasure of Rome» prevede accordi con le università americane, il primo partito lo scorso settembre con l’invio per un paio d’anni presso l’Università del Missouri, specializzata nello studio della ceramica antica, di 249 reperti a vernice nera (parte della sala V del vecchio Antiquarium) da studiare, analizzare, fotografare e schedare.

A novembre il sindaco Marino ha sottoscritto un protocollo d’intesa per l’estensione del progetto all’intero Gruppo Enel, presente in oltre 30 paesi. Una grande banca dati accessibile online, raccoglierà al suo interno tutti i materiali inediti, in modo da porsi come punto di riferimento per la ricerca scientifica su Roma antica. Ma a rispondere all’appello della Cia di valorizzare gli archeologi italiani, gli accordi in via di definizione tra soprintendente e direttore dell’Accademia americana porteranno già da marzo alla messa a disposizione dentro l’Accademia di ambienti dove studenti americani guidati da tutor italiani potranno analizzare altro materiale dell’Antiquarium, sempre grazie al supporto di Enel. «Un nesso di condivisione e ricerca scientifica sul patrimonio culturale, spiega Parisi Presicce, che non avviene solo in suolo americano e con docenti americani ma anche in suolo italiano e con docenti italiani».

Con il contributo di Enel Green Power entro l’estate partirà anche il restauro della Sala degli Imperatori di Palazzo Nuovo (Musei Capitolini), che interverrà sulle opere a parete, i rilievi murati, comprese le loro cornici, e i busti degli imperatori appoggiati sulla mensola più in alto, non restaurati. La sistemazione delle opere risale al primo ordinamento del museo, con ritratti di imperatori e loro familiari quasi tutti provenienti dalla collezione del cardinale Alessandro Albani, acquistata da papa Clemente XII nel 1733 come nucleo fondante del nuovo museo, inaugurato l’anno successivo.

Dovendo chiudere al pubblico la sala, i pezzi non oggetto d’intervento saranno concessi al Museum of Art di Oklahoma City, sempre per essere analizzati e studiati. Ancora sul fronte Antiquarium, si torna a parlare dell’ottocentesca Casina del Salvi, sempre sul Celio, dopo il breve assaggio di musealizzazione nel 1994. «Stiamo completando i restauri, assicura Parisi Presicce, e credo che a breve sarà possibile restituire alla città anche questo spazio». Un nuovo finanziamento di Roma Capitale permetterà di completare i lavori interni all’edificio entro l’estate, per il giardino antistante invece il progetto c’è già ma i lavori ancora devono partire. La speranza è di chiudere tutto entro l’anno e riaprire al pubblico per il 2016.

Federico Castelli Gattinara, 05 marzo 2015 | © Riproduzione riservata

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