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Arnolfo e Tino di Benappi tornano a Santa Maria del Fiore

Arnolfo e Tino di Benappi tornano a Santa Maria del Fiore

Laura Lombardi

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L’«Apostolo» di Arnolfo di Cambio e gli Angeli dell’«Elevatio Animae» di Tino di Camaino al Museo dell’Opera del Duomo

Una delle maggiori attrattive della 29ma edizione della Biennale di Firenze a Palazzo Corsini era rappresentata da tre capolavori esposti dalla galleria Mehringer Benappi: l’«Apostolo» di Arnolfo di Cambio, posto in origine nella lunetta sopra la porta destra del Duomo di Firenze, a sinistra del gruppo principale della «Dormitio Virginis», risalente alla fine del XIII secolo; ma anche gli Angeli dell’«Elevatio Animae» di Tino di Camaino, parte del «monumento sepolcrale del Vescovo Orso» (1321), nella controfacciata della basilica di Santa Maria del Fiore.

La speranza che queste opere notificate rimanessero a Firenze, possibilmente al Museo dell’Opera del Duomo, è stata esaudita. «Onore all’Ente Opera di Santa Maria del Fiore», commenta Ezio Benappi, che è stato il mandatario, con Sascha Mehringer, degli eredi Torrigiani nell’acquisto.

«Franco Lucchesi, presidente dell’Ente, ha fermamente voluto, insieme con Timothy Verdon e Bruno Santi, che le sculture entrassero a far parte del museo e l’operazione è stata condotta in maniera impeccabile, ciò che dovrebbero fare tutte le istituzioni di fronte a capolavori di grande importanza storica e culturale, che si trovano sul mercato. Onore anche agli eredi Torrigiani che hanno voluto che le tre sculture rimanessero unite e nella città di Firenze, sebbene per i due angeli di Tino di Camaino vi fossero state proposte dal Piemonte. La soddisfazione del nostro lavoro come mercanti è proprio questo: trovare acquirenti che comprendano il significato di riportare l’opera nel suo contesto».

Il prezzo di acquisto degli oggetti, notificati, era di 3 milioni di euro: impossibile sapere da Benappi e da Lucchesi a quanto siano stati venduti, ma solo che vi è stata una trattativa che ha portato a un dilazionamento e a uno sconto.

«Gli Stati dovrebbero essere più coscienti di quanto rappresenti una ricchezza investire nel patrimonio artistico. Di recente il Museo del Prado ha acquistato due opere di Beato Angelico di proprietà della Casa d’Alba per 18 milioni di euro! E la Spagna non è un Paese così florido in questo momento... Questi stessi pezzi non notificati all’estero avrebbero avuto un valore ben diverso».

Nell’occasione Mehringer Benappi ha donato all’Opera una testa in gesso di Urbano Lucchesi del 1883, studio preparatorio per la statua del San Giuda Apostolo realizzata per la facciata ottocentesca della Cattedrale.

 

Laura Lombardi, 28 gennaio 2016 | © Riproduzione riservata

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