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Archeovanitas dei Poirier

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

La Galleria Fumagalli presenta per la prima volta nei suoi spazi Anne & Patrick Poirier (Marsiglia e Nantes, 1942) la coppia di artisti francesi che dal 1967 attraversa il mondo in cerca di residui del passato o di tracce di un presente caduco servendosi, come bussola ideale, del pensiero dell’antropologo Claude Lévi-Strauss.

Nelle loro esplorazioni i due artisti raccolgono reperti di cui si servono come di simboli capaci di condensare i tratti salienti del sito e i suoi riverberi nell’inconscio. Assemblano poi queste fragili «tracce» in lavori multiformi, con molteplici linguaggi (fotografia, installazione, scultura, pittura, disegno, fino all’assemblaggio di materiali effimeri, allusivi della provvisorietà del nostro stare al mondo), generando un corpus di opere eterogeneo ma unificato dalla presenza «viva» della storia e della memoria.

«Dystopia», la mostra milanese allestita dal 21 settembre al 20 dicembre a cura di Lóránd Hegyi e Angela Madesani, segna i 50 anni del loro lavoro ed è accompagnata da una monografia (Flammarion) promossa da Fumagalli con Maison Européenne de la Photographie e Galerie Mitterrand, le due sedi parigine nelle quali, sempre in autunno, si tengono altre loro mostre.

A Milano presentano lavori inediti, come le due inquietanti torri nere «Dystopia I, II», «Janus» e «The World», sorta di autoritratto binario della coppia, e i neon «Utopia» e «Dystopia», tutti del 2017, mentre è appena precedente il tappeto «Hatra», che raffigura l’antica città irachena prima che la guerra la distruggesse.
Non mancano gli «Archives», 2013, grandi fotografie di relitti del quotidiano e di materiali vegetali destinati alla consunzione: un antidoto alla nostra società ossessionata dal presente.

Ada Masoero, 15 settembre 2017 | © Riproduzione riservata

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Archeovanitas dei Poirier | Ada Masoero

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