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Veronica Rodenigo
Leggi i suoi articoliIl colpo avvenuto nella prima serata del 19 novembre al Museo di Castelvecchio sembra, per modalità e quantità di opere sottratte (ben 17), non avere precedenti. Paola Marini, che dopo 22 anni trascorsi alla guida dei musei scaligeri ha lasciato l’incarico a fine novembre per passare alla direzione delle veneziane Gallerie dell’Accademia (le subentrerà ad interim Margherita Bolla), parla di «un vero massacro per il mondo dell’arte», di «ferita profondissima». Respinge le accuse di lassismo nel sistema di sicurezza e parla con grande trasporto dell’atipicità del furto che include tra capolavori di grande valore o fortemente identitari (come la «Madonna della Quaglia» del Pisanello, il «Ritratto di giovane con disegno infantile» di Giovanni Francesco Caroto, la «Sacra Famiglia» del Mantegna) anche opere minori. Roberto Bolis, portavoce del sindaco di Tosi e capo ufficio stampa del Comune, parla di falla nella procedura avvalorando l’inquietante ipotesi di una possibile complicità. Il sistema di allarme doveva essere inserito entro le 20. La centrale operativa esterna (in questo caso la Sicuritalia), incaricata della vigilanza notturna, avrebbe dovuto accorgersi del mancato inserimento e prendere provvedimenti, cosa che non è avvenuta: i rapinatori avrebbero agito indisturbati trattenendosi per almeno un’ora e dieci nelle sale, fuggendo poi a bordo della station wagon del sorvegliante. In queste ultime settimane la giostra di supposizioni (furto su commissione, atto dimostrativo, furto con riscatto), deduzioni e possibili piste (tra quelle sgarbiane ce n’è anche una jihadista), Castelvecchio è passato sotto accusa. E sebbene molti musei tra italiani e stranieri abbiano manifestato a Paola Marini solidarietà, nel giro di assoluzioni e condanne ognuno ha trovato modo di dire la sua (il quotidiano locale «L’Arena» ha interpellato anche Marco Goldin dimenticando però che le condizioni imposte da un prestatore esterno per una mostra temporanea non sono paragonabili alle procedure seguite per la collezione permanente di un museo pubblico). Per fare finalmente chiarezza su dinamiche, eventuali falle e responsabilità bisognerà comunque attendere che la Questura sciolga il massimo riserbo richiesto.
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