Still dal film «Brasil» (2024) di Yael Bartana

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Still dal film «Brasil» (2024) di Yael Bartana

Yael Bartana: «Mi baso sul passato, anticipo il futuro»

Installazioni, fotografie e neon dell’artista israeliana, protagonista del Padiglione tedesco alla Biennale di Venezia, in mostra a Brema

È il Weserburg Museum für Moderne Kunst a ospitare, praticamente in contemporanea al suo debutto tedesco alla Biennale di Venezia, una delle artiste internazionali più importanti della sua generazione: Yael Bartana (Afula, 1970). L’artista israeliana di base tra Berlino e Amsterdam è infatti, insieme al regista tedesco Ersan Mondtag (Berlino, 1987), la protagonista del Padiglione della Germania della 60ma Esposizione Internazionale d’Arte veneziana

Brema la omaggia dal 25 maggio al 24 novembre con la mostra «Yael Bartana. Utopia Now!» quintessenza della sua più recente produzione artistica e con una selezione di lavori che comprende installazioni cinematografiche, fotografie e opere al neon degli ultimi dieci anni, nonché la prima mondiale del suo ultimo film, con un’attenzione particolare ai fatti della storia tedesca e del presente. 

In «Utopia Now!» lo sguardo dell’artista al passato costituisce il punto di partenza per sviluppare visioni per un futuro possibile: si parte dalle circostanze del presente per rappresentare visioni che trascendono i confini nazionali, una pratica che Bartana stessa definisce «pre-enactment» a indicare che non si tratta di rievocazioni del passato ma di anticipazioni del futuro basate sul passato. «Che cosa accadrebbe se?...» (dal titolo della sua forse più celebre opera: «What If Women Ruled The World?»): «Il (mio) pre-enactment, spiega Yael Bartana, mescola fatti e finzione; è un esperimento di pensiero che mette in discussione la narrazione storica, creando un presente alternativo e storie controfattuali». 

Dall’inizio degli anni Duemila l’artista multimediale esplora temi come l’identità nazionale e la tradizione religiosa, il trauma collettivo e il desiderio di redenzione, le strutture di potere patriarcali e la promessa di salvezza. In definitiva, il suo lavoro è sempre incentrato sulla questione di come possiamo e vogliamo vivere insieme in modo significativo nel futuro di fronte al peso di un passato comune che ci ha plasmato in diversi modi. 

La mostra, a cura di Janneke de Vries, offre uno spaccato dell’attività poliedrica di un’artista apprezzatissima a livello internazionale: oltre a essere attualmente borsista a Roma presso Villa Massimo, Bartana è presente con le sue opere in tutte le più importanti collezioni d’arte contemporanea del mondo, dal MoMA al Guggenheim di New York, dalla Tate Modern di Londra al Centre Pompidou di Parigi e fino al Van Abbemuseum di Rotterdam.

«Crisis-Crysis-Crycis» (2020) di Yael Bartana. © Yael Bartana. Cortesia dell’artista e di Capitain Petzel, Berlino. Foto: Gunter Lepkowski

Francesca Petretto, 24 maggio 2024 | © Riproduzione riservata

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