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- Jenny Dogliani
- 01 novembre 2016
- 00’minuti di lettura


Wael Shawky ritorna all’antico villaggio di Al Araba Al Madfuna
- Jenny Dogliani
- 01 novembre 2016
- 00’minuti di lettura
Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliEgiziano, classe 1971, vincitore della prima edizione del Mario Merz Prize, Wael Shawky è il protagonista di una personale curata da Abdellah Karroum nella alla Fondazione Merz dal 2 novembre al 5 febbraio, allestita in concomitanza con la mostra dedicata allo stesso artista dal Castello di Rivoli. Quello proposto nella Fondazione Merz è un progetto site specific nato intorno ad «Al Araba Al Madfuna», una trilogia di film girati tra il 2012 e il 2016, qui esposta per la prima volta nella sua interezza.
Il visitatore è invitato a percorrere una gigantesca scenografia: un paesaggio artificiale di sabbia popolato da grandi installazioni, storyboard e disegni su pelle d’animale connessi al lavoro filmico. Mescolando cinema e teatro, Shawky riflette sui punti di contatto tra il mito e l’attualità, tra gli insegnamenti tramandati con la tradizione orale e le ricerche sociologiche più all’avanguardia. Girata nel villaggio da cui prende il nome, situato vicino al tempio di Seti I, la trilogia è ispirata alle antiche leggende confluite nelle parabole dello scrittore egiziano Mohamed Mustagab (1938-2006).