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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliIl 26 febbraio scorso venivano diffuse le immagini delle distruzioni del Museo di Mosul con i miliziani dell’Isis che colpivano a martellate reperti e statue antiche. L’idea del «Projet Mosul» è nata quel giorno. I suoi ideatori sono due giovani archeologi, Matthew Vincent dell’Università di Murcia, in Spagna, e Chance Coughenour dell’Università di Stoccarda, in Germania.
Dopo gli scempi di febbraio i due ricercatori hanno pensato di aprire un portale online per ricostruire virtualmente il museo iracheno, come era prima del passaggio dei terroristi, raccogliendo le immagini 3D delle opere che vi erano esposte con l’aiuto di esperti e internauti.
Il sito projectmosul.itn-dch.net è stato lanciato a marzo, «ospite» della piattaforma Initial Training Network for Digital Cultural Heritage (Itn-Dch): «È possibile ricreare virtualmente gli oggetti persi attraverso il crowdsourcing. Se otteniamo un numero sufficiente di fotografie e di immagini digitalizzate, si possono ricostituire gli oggetti e crearne delle copie digitali. Il museo virtuale aiuterà a identificare le opere che sono state rubate e soprattutto a conservare le tracce di ciò che è stato distrutto», ha spiegato Marinos Ioannides, coordinatore del network Itn-Dch, finanziato da fondi europei.
L’Unesco e l’International Council on Monuments and Sites (Icomos) hanno dato il loro ok. «Abbiamo cominciato molto rapidamente a ricevere immagini di opere scattate prima della chiusura del museo nel 2003, ha raccontato Chance Coughenour a «Le Monde». Alcune persone che erano in contatto con gli ex dipendenti del museo ci hanno dato fiducia e ci hanno contattato. Questi contatti potrebbero essere preziosi per autenticare e selezionare le foto che riceviamo».
Il Leone di Mosul è stata la prima opera a essere ricostruita (con la tecnica del viewer 3D messa a punto dalla Sketchfab di Alban Denoyel a New York, utilizzata tra l’altro dal Bristish Museum per visualizzare le sue collezioni) e pubblicata online. «Forse è la brutalità dei gesti dei terroristi dell’Isis ad aver generato la nostra reazione, ha scritto Matthew Vincent sull’«Huffington Post».
Un tale disprezzo per il patrimonio dell’Iraq, e del mondo, ci mette faccia a faccia con la nostra impotenza. Il progetto è ancora agli inizi, ha aggiunto, ma speriamo che diventi uno strumento essenziale per il restauro del patrimonio in via di estinzione. Innanzi tutto, è una piattaforma in cui le persone possono aggiungere le loro immagini di manufatti e siti storici distrutti, saccheggiati o in pericolo. Ma speriamo anche che questa piattaforma costituisca una risorsa per quanti saranno incaricati di restaurare fisicamente questi oggetti e siti».
A termine il progetto potrebbe essere esteso ad altri siti vittime di distruzioni da parte dei terroristi del Califfato, come le città di Nimrud e Hatra.
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