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Vino da Gesù strizzato

Dopo la Cappella Sistina spagnola, restaurati gli arazzi della chiesa del Colegio del Patriarca: ora devono essere decifrati

Roberta Bosco

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È passato giusto un anno dall’inaugurazione del restauro degli affreschi barocchi di Dionís Vidal nella chiesa di San Nicolás e la città torna agli onori delle cronache per la pulitura degli arazzi della chiesa del Real Colegio del Corpus Christi, noto come Colegio del Patriarca in omaggio al suo fondatore, il vescovo di Valencia, Juan de Ribera (Siviglia, 1532-Valencia, 1611) che lo fece costruire intorno al 1604 per accogliere i seminaristi. La chiesa, che durante la Guerra Civile servì da rifugio per «Las Meninas» e altri capolavori minacciati dai bombardamenti, conserva, tra diverse opere d’arte, sei splendidi arazzi fiamminghi dell’inizio del Seicento alti sei metri e larghi quattro.

Il restauro finanziato dalla Fundación Iberdrola ha dovuto eliminare non solo secoli di polvere e fumo di candele e incensi, ma anche gli interventi precedenti, compresa una fitta rete di rammendi. «Abbiamo dato precedenza alla conservazione per frenare il processo di degrado e salvaguardare gli elementi originali; poi per recuperare la leggibilità iconografica abbiamo eliminato tutti i restauri antichi», spiega Antonio Sama, conservatore della Real Fábrica de Tapices, responsabile dell’intervento. 

Una volta smontati, gli arazzi sono stati sottoposti a un processo di microaspirazione e lavati in un’enorme vasca di acqua demineralizzata e deionizzata. «Eliminare tutti gli interventi precedenti è stato il lavoro più lungo e delicato. In questo caso abbiamo preferito non ricostruire il tessuto mancante e per consolidare la stoffa abbiamo utilizzato il punto di restauro, un tipo di cucitura in forma di linee appena visibili», spiega Sama. Ogni arazzo ha richiesto più di 6mila ore di lavoro.

Le scene raffigurate negli arazzi fondono allegorie religiose medievali, come la lotta tra vizi e virtù, con personaggi storici reali come Carlo Magno o Ciro il Grande, i cui volti finalmente puliti rivelano paura, sorpresa, serenità e altre emozioni nascoste da decenni. Daniel Benito Goerlich, direttore del museo del Colegio, auspica che la pulizia aiuti gli specialisti a decifrare gli enigmi e i messaggi cifrati ancora occulti, come la raffigurazione del corpo di Gesù strizzato da cui sgorga vino che i vescovi raccolgono in calici e botticelle. Insieme a tele di El Greco, Jan Gossaert detto Mabuse, Francisco Ribalta e la scuola di Caravaggio, il Colegio del Patriarca possiede rarità come un mappamondo di Petrus Plancius e un reliquiario con l’originale del De Tristitia Christi, l’ultima opera di Tommaso Moro scritta nella Torre di Londra, mentre aspettava di essere decapitato per la sua opposizione a Enrico VIII. 

Tornando alla chiesa di San Nicolás, l’intervento aveva riguardato la struttura e i 2mila metri quadrati di affreschi dipinti su volte, nervature e colonne da Dionís Vidal (Valencia, 1670 ca-Tortosa, 1719 ca) secondo il programma decorativo concepito in ogni dettaglio dal suo maestro Antonio Palomino (entrambi si sono ritratti in quella che è detta comunemente la Cappella Sistina spagnola). Il restauro, durato quattro anni e costato 4,7 milioni di euro, è stato finanziato dalla Fundación Hortensia Herrero. Per eliminare lo sporco dagli affreschi sono stati utilizzati il laser e batteri non patogeni.

Roberta Bosco, 10 marzo 2017 | © Riproduzione riservata

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Vino da Gesù strizzato | Roberta Bosco

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