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Stima € 7.000 - 10.000 Base d'asta € 7.000 Cesare Maggi, «Val di Susa (Salice d'Ulzio)», 1922

Courtesy Finarte

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Stima € 7.000 - 10.000 Base d'asta € 7.000 Cesare Maggi, «Val di Susa (Salice d'Ulzio)», 1922

Courtesy Finarte

Un’asta tra tradizione e scoperta da Finarte

Il Dipartimento di Arte Figurativa propone un catalogo che intreccia maestri affermati, nuove rivelazioni e suggestioni internazionali

Monica Trigona

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L’asta milanese del 13 maggio del Dipartimento di Arte Figurativa tra XIX e XX secolo si propone come un evento dalla forte «fisionomia internazionale» il cui catalogo racconta un mix tra arte consolidata e ricerca di novità. Un primo sguardo alla selezione conferma la predominanza di nomi e temi noti, con un occhio attento al mercato domestico. Tra i top lot, spicca senza dubbio «Il Ponte alla Carraia» di Luigi Gioli, uno dei principali esponenti della Scuola di Staggia, movimento legato al naturalismo toscano di fine Ottocento, opera che, oltre a un curriculum espositivo di prim’ordine, racconta Firenze come una Parigi moderna, con un sentore mondano decisamente innovativo per l’epoca. Lo sforzo dei cavalli è reso con una maestria rara, mentre le comparse che popolano la scena non sono mere presenze di sfondo, ma soggetti trattati con una delicatezza e un’attenzione insolite per il periodo (lotto 273, stima 12mila – 18mila euro). La composizione, seppur radicata in una visione romantica della città, porta con sé una freschezza inedita, destinata a colpire un pubblico di collezionisti sofisticati.

 

Luigi Gioli, «Firenze, Ponte alla carraia». Courtesy Finarte

Accanto a Gioli, troviamo dell’italo-svizzero Carlo Bossoli, uno degli  autori più rappresentativi del pittoricismo romantico documentario dell’Ottocento (recentemente celebrato alla Pinacoteca di Rancate) «Sebastopoli al chiaro di luna» (lotto 198, stima 4mila – 7mila euro), bell’esempio di mix tra accuratezza storica e suggestione romantica. Proseguendo, i nomi dei pittori della montagna e della vita rurale nostrana, come Cesare Maggi (due le sue tele monumentali: «Montagne innevate», stimata tra i 7mila e i 10mila euro e la più suggestiva «Val di Susa (Salice d’Ulzio)», stimata tra i 50mila e i 70mila euro) e Adolfo Belimbau, che dipingono un’Italia lontana dai riflettori internazionali, ma ancora cara al collezionismo tradizionale. A Napoli si passa a un’altra figura chiave, Attilio Pratella, con opere che restituiscono il fascino della città e delle sue atmosfere senza tempo. Il mare e le barche, resi anche dal figlio Fausto Pratella, evocano grande pace e semplicità, seppur senza spingersi troppo oltre (le stime rimangono nella fascia più bassa, attorno ai 2mila – 7mila euro).

Carlo Bossoli, «Veduta di Sebastopoli al chiaro di luna». Courtesy Finarte

Una vera chicca dell’asta è l’«Allegoria della vita» di Josep Tapirò y Baro, un olio su tavola che, con la sua composizione enigmatica, non può passare inosservata. Al centro della scena, un teschio in alto domina le rovine, mentre sotto di esso scorre la vita serena di nonni e nipotini. Un’opera che racconta la transitorietà della vita con una maestria pittorica che mescola il simbolismo con una visione profondamente umana (lotto 292, stima 2mila-4mila euro). Nella sezione dedicata ai pittori lagunari, la selezione offre alcune opere di Cesare Laurenti ed Ettore Tito, che rivelano la bellezza indiscutibile di Venezia. Giuseppe Ponga e Angelo Brombo portano avanti una rappresentazione più tradizionale, seppur intrisa di quella luce tipica della città. A questi si aggiungono le «scoperte», come l’opera pirotecnica «Sala degli strumenti di musica» di Mario Cavaglieri (lotto 242, stima 8mila-12mila euro) e il ritratto del barone Giorgio Sonnino di Antonio Mancini (Lotto 274, stima 4mila-6mila). Non mancano infine le presenze internazionali: Delacroix e Courbet, i cui nomi sono una garanzia anche se le opere in asta non rappresentano appieno il genio che ha caratterizzato la loro produzione più nota. Le stime, comprese tra i 15mila e i 35mila, sembrano confermare una prudenza di fondo. Sicurezza da una parte e bellezza senza rischi eccessivi dall’altra.

 

Eugène Delacroix, «Studi di teste e torso femminili». Courtesy Finarte

Monica Trigona, 30 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

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