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Dall’Italia all’Algeria, dai Balcani all’Iran, dalla Spagna a Cipro, dall’antichità ad oggi, al Centre de la Vieille Charité di Marsiglia si ricostruiscono le principali tappe evolutive di una pratica che è diventata espressione artistica
- Alessia De Michelis
- 15 maggio 2025
- 00’minuti di lettura


Constantin Jean Marie Prévost, «Le Tatouage du matelot», 1830 ca (particolare)
© Mairie de Toulouse, Musée des Augustins
Un viaggio mediterraneo nella storia del tatuaggio
Dall’Italia all’Algeria, dai Balcani all’Iran, dalla Spagna a Cipro, dall’antichità ad oggi, al Centre de la Vieille Charité di Marsiglia si ricostruiscono le principali tappe evolutive di una pratica che è diventata espressione artistica
- Alessia De Michelis
- 15 maggio 2025
- 00’minuti di lettura
Alessia De Michelis
Leggi i suoi articoliDalle prime tracce rinvenute in Egitto, Siria e nelle Cicladi, fino alla Grecia, il tatuaggio ha attraversato le epoche, influenzato da usi medici, religiosi, politici ed estetici, fino a diventare un’espressione artistica a tutti gli effetti in epoca moderna, alimentata dalla cultura pop: consecutivamente trasgressivo, protettivo, medicinale, sacro, ornamentale, la sua rinascita contemporanea parla profondamente del rinnovato bisogno di memoria e narrazione di sé. «Tattoo. Histories of the Mediterranean» (dal 17 maggio al 28 settembre) al Centre de la Vieille Charité di Marsiglia ripercorre questa evoluzione, soffermandosi in particolare sul modo in cui, nella città francese, questa pratica sia diventata anche espressione dell’identità locale.
Dipinti, sculture, fotografie, video, moda e oggetti di uso quotidiano costituiscono le tappe del percorso della mostra, in cui coesistono contributi di storia, storia dell’arte, archeologia, etnologia e antropologia. Tra le altre, alcune opere inedite di personalità come Choukri Mesli, Samta Benyahia, Farid Belkahia, Lalla Essaydi e El Meya, oltre a due disegni dell’artista Ahmed Cherkaoui, realizzati nel 1967 e acquisiti dalla città di Marsiglia nel 2024, e un lavoro dell’artista algerino Denis Martinez, realizzato appositamente per questa esposizione.
In collaborazione con 24 Ore Cultura e il Museo delle Culture-Mudec di Milano, e con il sostegno del Musée du quai Branly-Jacques Chirac, la mostra beneficia di prestiti da parte di istituzioni nazionali e internazionali, come il Museo del Louvre, il Musée d’Orsay, il Musée du quai Branly-Jacques Chirac, il National Center for Visual Arts, nonché il Rijksmuseum van Oudheden di Leida, il Glyptothekin di Monaco di Baviera, l’Allard Pierson Museum di Amsterdam, in dialogo con le collezioni del patrimonio dei Musées de Marseille.
L’ingresso del tatuaggio in una dimensione museale non è solo un gesto estetico: è un atto politico, storico e culturale.

Ritratto di un disertore francese visto da dietro, tatuato, fine XIX-inizio XX secolo. Torino, Università di Torino, Museo di Antropologia criminale «Cesare Lombroso»

Dalila Dalléas Bouzar, «Les Princesses», 2015-16. © Grégory Copitet. Courtesy of the artist