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Arianna Antoniutti
Leggi i suoi articoliGrazie a un intervento di archeologia preventiva, nasce a Roma un nuovo spazio museale: il Museo Ninfeo, che apre al pubblico il 6 novembre, in piazza Vittorio, sul colle Esquilino, laddove sin dall’età giulio-claudia sorgeva il vasto complesso degli Horti Lamiani.
Il museo si sviluppa sullo stesso luogo del ritrovamento del contesto archeologico, venuto alla luce durante la realizzazione della sede dell’Enpam (Ente nazionale di previdenza e assistenza dei medici e degli odontoiatri), nel corso di un’indagine svolta in due riprese (2006-09; 2010-15).
I reperti ritrovati, dal numero elevatissimo, oltre un milione, sono stati studiati per cinque anni e 3mila di essi sono ora esposti, in un allestimento museale dalla formula rigorosamente scientifica e al tempo stesso innovativa. Grazie alla sinergia fra Soprintendenza Speciale di Roma ed Enpam, e con la direzione scientifica di Mirella Serlorenzi, è possibile ammirare in situ oggetti che raccontano la storia di questo luogo attraverso i secoli.
La lussuosa dimora di Lucio Elio Lamia passa nel 33 d.C. al demanio imperiale, divenendo residenza privata degli imperatori, da Caligola (I secolo d.C.) sino ad Alessandro Severo (III secolo d.C.), alla cui epoca risale la monumentale struttura architettonica ospitata nel museo: un’aula priva di copertura, dalle pareti originariamente rivestite di marmi pregiati, con ampia fontana ninfeo.
Le vetrine e le cassettiere dispiegano e illustrano i reperti ritrovati, affreschi, maschere in polvere di marmo, preziosi e rari vetri, ma anche oggetti che parlano la lingua della vita quotidiana: pentole, stoviglie e numerosi gusci di ostriche, immancabili sulle tavole dell’aristocrazia romana.

Una sala del Museo Ninfeo a Roma. Foto Fabio Caricchia
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