Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Davide Landoni
Leggi i suoi articoliSi fa presto a porre l'arte a confronto con altre discipline. Soprattutto quando l'oggetto di scambio è la scienza, con cui forma e metodo divergono in maniera evidente, stirando fino al paradosso l'accostamento tra le due. Che dunque diventa ancora più intrigante. Ma anche più sensibile a semplificazioni comunicative e slogan scintillanti. Più complesso è trovare risorse e motivazioni per consentire a più di settanta professori dell'Università Cattolica di Lovanio di collaborare con sedici artisti e poeti alla realizzazione di altrettante opere capaci di trattare - con la precisione della scienza e l'eloquenza dell'arte - temi centrali nel dibattito contemporaneo. Risultato non da poco, dunque, quello conseguito dalla KU (Katholieke Universiteit) della città belga, università che per celebrare i 600 anni dalla fondazione (è la seconda più antica d'Europa, dopo Bologna) propone un ampio programma di conferenze, workshop, visite guidate, mostre ed eventi culturali che prosegue fino al 2 febbraio 2026. Tra cui visite guidate ai luoghi iconici dell'università, dalla Biblioteca al Castello di Arenberg, fino al laboratorio di arte contemporanea (BAC) e l'Holland College con la cappella, l'aula magna, i salotti signorili e il giardino d'inverno.
Cuore del progetto sono però i già accennati progetti artistici, disposti lungo un itinerario cittadino che muove tra le vie del piccolo gioiello fiammingo. Partendo dall'installazione ambientale del duo Gijs Van Vaerenbergh e da Berlinde De Bruyckere, artista originaria di Gent, che unisce sculture, strutture e disegni per parlare di resilienza, o Ugo Rondinone che invita a riflettere sulla crisi climatica e sull’assoluta necessità di ripristinare il legame tra uomo e natura. Senza dimenticare il diritto all’istruzione, l’importanza della conoscenza, i dilemmi etici nella ricerca scientifica e l’inclusione nella sanità, approfonditi dalle opere di Alicja Kwade, Sammy Baloji, Elif Erkan, Yu Ji e Clara Spilliaert. Per coinvolgere più sensi e più punti di vista, inoltre, la scrittrice Maud Vanhauwaert - in collaborazione con il Dipartimento di Cultura e la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università - ha selezionato sette autori che indagano le stesse tematiche con il linguaggio della poesia e che sono fruibili tramite il QR Code posizionato accanto a ogni installazione.

Sammy Baloji, «Kibawa's Little Boy», Arenberg Park 2025. Foto © Marijke T Kindt

Ugo Rondinone, «The majestic», 2025. Foto © Marijke 'T Kindt
Il primo che si incontra, lasciandosi alle spalle le mura antiche dell'Università, tutte mattoni a vista e scorci sul cielo plumbeo, è «Wandering Garden» di Gijs Van Vaerenbergh, due artistico non nuovo a interventi pubblici, anche di grandi dimensioni. Come nel caso in questione, dove hanno realizzato una sorta di labirinto dalla forma organica, che riecheggia mito e letteratura, ma al contempo ospita un centinaio di specie di piante rampicanti, selezionate in collaborazione con gli esperti del KU Leuven. A pochi passi troviamo poi «Kibawa's Little Boy» di Sammy Boloji, artista congolese che con le sue sculture approfondisce le dinamiche coloniali che hanno impoverito il suo Paese. In particolare qui riprende la forma di un cristallo di uranio per aprire una riflessione sulla questione atomica, che lega a doppio filo Belgio e Congo. Non solo l'Europa ha estratto in Africa parte dell'uranio necessario a costruire la prima bomba atomica, ma sono stati proprio degli scienziati belgi a costruire il primo reattore nucleare sul continente africano.
Muovendo verso l'antico beghinaggio, ora campus per gli studenti stranieri, bisogna fare attenzione ai pozzi. Sono quattro, e risultano «artisticamente chiusi». A bloccare la vista al suo fondo sono i bassorilievi di Clara Spilliaert, che insieme compongono una scansione del torace femminile: prima la pelle, poi le ghiandole mammarie, i polmoni e infine i vasi sanguigni. Ogni componenente prende forma dagli arbusti del biancospino, che abbonda nel giardino del beghinaggio ed è noto come rimedio naturale per le malattie cardiache. Patologie che per anni sono state studiate a misura dell'uomo maschio bianco, lasciando indietro la ricerca su altri soggetti. Ospita oggi alcuni uffici amministrativi, invece, il vicino Van Dalecollege. Oltre a all'«Arcangelo IV» di Berlinde De Bruyckere. La misteriosa figura, ritirata e nascosta sotto un mantello di pelle bovina, è protesa in avanti, in equilibrio su un piedistallo, colta in un momento dinamico che potrebbe essere di ascesa o di discesa. Pesantezza e leggerezza, sofferenza e consolazione coincidono nelle membra lacerate dell'Arcangelo, che conserva però una speranza: se quel movimento accennato fosse una partenza, chissà che il divino intercessore non riesca a spiccare il volo insieme al pesante fardello che porta sulle spalle.

Berlinde De Bruyckere, «Arcangelo IV», 2024-25. Foto © Marijke T Kindt

Yu Ji, «Flesh in Stone - Components #6», 2025. Foto © Marijke 'T Kindt
Sull'erba del Janseniuspark, In «Motion, In Learning, In Changing» (2025) di Elif Erkan riflette sul diritto all’istruzione, usando la forma del gioco della campana per rappresentare il percorso di vita di una persona e il percorso storico della KU Leuven verso l'istruzione inclusiva. La prima e l’ultima casella mostrano la piramide dei bisogni di Maslow, mostrando le condizioni che devono essere soddisfatte prima di pensare allo studio, sottolineando quindi come il contesto socio-economico influenzi l’accesso all’istruzione. La seconda casella ricorda le radici religiose della KU Leuven, con le labbra chiuse a simboleggiare le voci escluse, poiché l’università è stata riservata a uomini bianchi cattolici per 500 anni. Al centro, un banco invita alla riflessione, e una pillola anticoncezionale rappresenta le conquiste delle studentesse dagli anni ’70. Da qui al Botanical Garden, dove «Flesh in Stone - Components #6» (2025) di Yu Ji esplora la malleabilità del corpo umano, intrecciando ricordi fisici e questioni etiche. L’artista paragona il lavoro dello scienziato che clona al gesto del scultore che modella, creando un corpo nuovo assemblando parti diverse: la parte bassa è ispirata al figlio di sei anni, il torace a un uomo adulto, con spalle e una testa deformata composta da elementi infantili. Ridotta all’essenziale, la figura ricorda sculture preistoriche danneggiate, irradiando vitalità nonostante la sua vulnerabilità. Yu Ji celebra così la bellezza nell’incompletezza e nell’imperfezione.
«The majestic» (2025) di Ugo Rondinone riflette sul legame tra uomo e natura, evidenziando la vulnerabilità umana. Ispirato agli hoodoos, formazioni rocciose scolpite dall’erosione, Rondinone ha impilato una serie di pietre grezze per creare una figura umana stilizzata, con testa e torace formati da grandi rocce e due lastre a rappresentare le gambe. La scultura si erge sul College De Valk, che dal 1953 ospita la facoltà di legge e criminologia, dominando il cortile e assumendo un’aura mitica e senza tempo. Il contrasto tra la superficie ruvida e l’essenzialità dell'edificio classico sottolinea il dialogo tra natura e cultura, sul nostro ruolo nel mondo naturale e sulle sfide future, soprattutto in relazione alla crisi climatica. Il percorso si conclude al Sint-Donatus Park, dove troviamo «Carriers» di Alicja Kwade. Con la sua installazione poetica, l'artista rende visibile il peso dell’ignoto rappresentandolo come una roccia sorretta da un cerchio di sedie. Le sedute, riprodotte da esemplari trovati in diverse sedi della KU Leuven, simboleggiano i vari membri della comunità accademica: studenti, docenti, ricercatori, personale amministrativo. L’opera riflette su come la conoscenza mancante sia al tempo stesso un ostacolo e una fonte di meraviglia, spingendo la scienza avanti. Kwade sottolinea che il progresso nasce dallo sforzo collettivo: la scienza è un’impresa umana fatta di dubbi, tentativi ed errori, in cui il “non sapere” è condiviso da tutti.

Elif Erkan, «In Motion, In Learning, In Changing», 2025. Foto © Marijke 'T Kindt

Berlinde De Bruyckere, «Arcangelo IV», 2024-25. Foto © Marijke T Kindt