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Stefano Miliani
Leggi i suoi articoliA dispetto del cognome, il pittore aquilano Pompeo Cesura (nato negli anni Trenta del XVI secolo e morto a Roma nel 1571), non è ricordato dagli studiosi per aver compiuto una forte cesura nel linguaggio tardomanierista. Ciò non toglie che non abbia prodotto opere meritevoli.
Nel 1966 la storica dell’arte Myril Pouncey, assegnandogli una piccola «Sacra famiglia» della Wallace Collection, notava in una scheda come «la Madonna e il Bambino si stagliassero in una luce meravigliosa su un fondo scuro». E questa «chicca» filologica accompagna in catalogo la contenuta eppure eloquente mostra «Pompeo Cesura e Orazio De Sanctis. Indagini intorno all’Adorazione dei pastori» che si tiene dal 20 dicembre al 31 gennaio al Castello Piccolomini di Celano (catalogo ArtstudioPaparo).
Qui il Museo d’arte sacra della Marsica affianca una replica antica alla conosciuta «Natività» del pittore, del 1566, proveniente dalla Basilica di San Bernardino a L’Aquila. Una versione che era nel castello aquilano colpito dal sisma del 2009, restaurata e «finora sconosciuta», osserva la curatrice della mostra, la soprintendente del Polo museale abruzzese Lucia Arbace.
Il tutto a confronto con De Sanctis, colui che, con i suoi disegni, diffuse meglio Cesura, un autore inserito in un raffaellismo non privo di echi michelangioleschi, sodale di Perin del Vaga e Daniele da Volterra, dallo «stile caratterizzato da dolcezza di espressioni e toni delicati», ricorda la Arbace. Accompagnano la mostra video e materiali didattici.
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