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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliSi è concluso il restauro, durato quattro mesi, della scultura raffigurante Ercole e Nesso (Ercole e il centauro), gruppo plastico antico integrato in maniera consistente nella seconda metà del XVI secolo dall’allievo di Giambologna Giovanni Caccini (1556-1613) e sistemato dal 1595 alla testata del primo corridoio della Galleria degli Uffizi. L’intervento è stato finanziato con 10mila euro dall’associazione Friends of Uffizi Gallery, presieduta da Maria Vittoria Rimbotti ed è stato portato a termine dalla restauratrice Paola Rosa. «Si è compiuto felicemente, spiega Antonio Natali, direttore degli Uffizi, il restauro di un gruppo marmoreo antico in cui fu determinante l’intervento di Caccini, scultore di rango, cui nel Cinquecento, proprio per la sua poetica abilità, si fece ricorso frequente per integrare le mutilazioni inferte dal tempo a marmi antichi e moderni. A lui si deve anche il restauro della statua di San Giovanni Gualberto di Benedetto da Rovezzano, così ben condotto da far credere per quattro secoli che l’effigie del santo fosse tutta di sua mano». Questi i principali risultati ottenuti dal restauro: le indagini petrografiche hanno appurato che l’origine dei marmi antichi è asiatica (marmo docimio), mentre per la parte cinquecentesca Caccini utilizzò il marmo di Carrara. I documenti restituivano memoria dei due momenti in cui avvenne l’integrazione moderna, il primo a Roma compiuto da Maestro Silla, il secondo a Firenze per mano di Caccini. Ora è stato possibile identificare compiutamente gli interventi citati dalle fonti. Inoltre è stato possibile ricostruire l’originaria postura del centauro che, nell’adattamento cacciniano, risulta essere più schiacciata e compressa rispetto alla situazione originaria. Anche il piede sinistro di Ercole che si pensava interamente originale, è risultato essere il frutto di una radicale rilavorazione del Caccini.


Un particolare del gruppo marmoreo dopo il restauro

Un particolare del gruppo marmoreo dopo il restauro
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