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Rosalba Cignetti
Leggi i suoi articoliNegli ultimi anni la tutela del patrimonio ha progressivamente spostato il proprio baricentro dalla conservazione di singole opere, edifici o monumenti a sistemi più ampi e complessi fatti di paesaggi, equilibri ambientali, culture locali e comunità che li abitano. La protezione non riguarda più soltanto la conservazione materiale dei beni, ma investe l’insieme delle condizioni – ambientali, sociali e culturali – che ne garantiscono la continuità, la leggibilità e la trasmissione nel tempo. Un’evoluzione all’interno della quale si inserisce l’accordo tra UNESCO e LVMH, rinnovato nell’ultimo trimestre del 2025 ed esteso fino al 2029, frutto di una collaborazione avviata nel 2019, oggi ampliata a una scala più grande, capace di attraversare territori, conoscenze e pratiche diverse. Fondato come conglomerato francese di beni di lusso attivo in oltre 70 Paesi e proprietario di marchi come Louis Vuitton, Dior, Moët & Chandon e Tiffany & Co., LVMH è tra i più grandi gruppi del settore con un’influenza culturale e economica globale. La sua partecipazione non si limita a finanziare singoli progetti, ma consiste nel posizionarsi come partner strutturale di governance culturale, contribuendo a definire metodologie, reti di cooperazione e strumenti condivisi tra istituzioni multilaterali, comunità locali e attori privati. Questa visione supera l’idea tradizionale di sponsorizzazione: LVMH non «sostiene la cultura», ma contribuisce a creare e consolidare infrastrutture culturali globali in cui le attività economiche dialogano con discipline scientifiche, artistiche e sociali. La partnership con UNESCO genera narrazioni complesse e interconnesse in cui la biodiversità non è semplicemente un obiettivo di sostenibilità ambientale (ESG), ma diventa elemento di costruzione di immaginari condivisi, ponti tra scienza, comunità indigene, giovani leader e culture locali. L’UNESCO e il grande gruppo mondiale del lusso, hanno così proiettato fino al 2029 le azioni comuni dedicate alla biodiversità, ampliando in modo sostanziale il campo d’azione e spostando l’attenzione da interventi circoscritti a un’azione diffusa che attraversa territori, comunità e saperi. Il perimetro di riferimento resta quello del programma Man and the Biosphere (MAB), la rete UNESCO che riunisce riserve della biosfera in oltre 130 Paesi. È qui che la collaborazione aveva trovato una prima applicazione, lavorando sulla conservazione degli ecosistemi e sul rapporto tra protezione ambientale e sviluppo locale. Con il nuovo accordo, questo impianto si allarga: la biodiversità viene affrontata come parte integrante di un patrimonio che non si esaurisce nei monumenti o nei luoghi simbolici, ma include paesaggi, pratiche, conoscenze e forme di vita che si trasmettono nel tempo.
Le azioni previste toccano alcune delle aree oggi più esposte alla perdita di biodiversità, a partire dall’Amazzonia, dove sono già attivi progetti in Bolivia, Ecuador, Perù e Brasile. Qui il lavoro si articola tra ripristino degli ecosistemi, prevenzione degli incendi e promozione di pratiche agroforestali sostenibili, affiancate da iniziative rivolte alle comunità locali. La tutela del territorio procede insieme alla cura delle relazioni che lo attraversano, in un equilibrio che tiene insieme ambiente, economia e continuità sociale. LVMH entra dunque in un sistema di lavoro condiviso, partecipando a una struttura di lungo periodo che connette ricerca scientifica, capacità organizzativa e governance internazionale. È una presenza che si misura nella durata, nella coerenza degli interventi e nella possibilità di incidere su processi complessi, piuttosto che su risultati immediati. Un’attenzione particolare è rivolta alle persone coinvolte nei progetti. I programmi di formazione e inserimento lavorativo, soprattutto per i giovani, sono pensati per rendere le comunità parte attiva nella gestione delle riserve e nella protezione degli ecosistemi. In questo contesto, la biodiversità non è un ambito astratto o separato, ma un patrimonio vivo che richiede competenze, responsabilità e trasmissione di conoscenze. Accanto alle azioni sul campo, il nuovo accordo rafforza il lavoro sulla conoscenza. La raccolta dei dati ambientali, il monitoraggio degli ecosistemi e l’integrazione tra ricerca scientifica e saperi tradizionali diventano strumenti centrali per orientare le scelte e costruire una visione condivisa nel tempo. Nel legame tra scienza, territorio ed educazione la biodiversità assume anche una dimensione simbolica, capace di generare narrazioni, valori e immaginari condivisi. Il rinnovo dell’intesa tra UNESCO e LVMH si colloca così in una trasformazione più ampia del modo in cui il patrimonio viene concepito e gestito. Dai beni materiali ai sistemi viventi, dalle collezioni ai processi, dagli oggetti agli ecosistemi, la tutela si sposta verso una dimensione estesa, che richiede continuità, visione e capacità di operare su più livelli.
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