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«Giugno» di Salvo (2007) in asta da Christie’s Milano lo scorso 31 maggio e battuto per 126mila euro

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«Giugno» di Salvo (2007) in asta da Christie’s Milano lo scorso 31 maggio e battuto per 126mila euro

Tra Boetti e Salvo battaglia rialzista

Sotheby’s a Milano ha raggiunto il miglior risultato dal 2019. Accardi e Dorazio in evidenza, spunta Gilardi

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Alberto Fiz

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Così lontani, così vicini. Solo tre anni fa nemmeno l’allibratore più sfrontato avrebbe scommesso sulla strana coppia di torinesi che ora domina il mercato: Alighiero Boetti e Salvo. Se il primo è sempre stato protetto dalla crème dei collezionisti con ampi consensi da parte della critica celantiana, il secondo era considerato un underdog, un emarginato che dopo un inizio promettente con la serie delle lapidi, aveva venduto l’anima al diavolo riducendosi a realizzare paesaggi a metà strada tra de Chirico e le caramelle mou. Entrambi però erano accomunati da un grave difetto: essere troppo prolifici e non rispettare le regole del mercato.

Ciò che proprio appariva insopportabile di Boetti erano tutte quelle letterine che si trovavano a poche lire dai corniciai irritando profondamente i galleristi big convinti che ben poco si potesse fare con quell’artista così indisciplinato. Anche Salvo non aveva mai badato molto alla selezione e in molti si erano allontanati da lui non riuscendo a gestirlo. La loro convinzione era che l’arte si dovesse diffondere nella maniera più ampia possibile al di là delle consorterie. E questa granitica sicurezza, a lungo andare, li ha premiati. Nelle aste italiane, dove i capolavori milionari non transitano, la vera battaglia rialzista è tra i «centrini» di Boetti, giunti a costare anche 127mila euro come dimostra «Verba volant scripta manent», un arazzo in miniatura di 22,5x23 cm proposto il 20 aprile scorso da Sotheby’s a Milano (solo cinque anni fa sarebbe costato 15mila euro) e i paesaggi di Salvo che superano i 100mila euro per un comune 50x70 cm, secondo quanto è avvenuto per «Giugno» che nell’asta di Christie’s conclusa il 31 maggio è cresciuto sino a 126mila euro rispetto a una stima già molto corposa di 45-65mila euro (tre anni fa si poteva ancora acquistarlo a meno di 20mila euro con un comodo rateale).

Se Boetti è da tempo una star internazionale, Salvo appare rigenerato dalla Gladstone, la sua galleria newyorkese che lo ha preso sotto la sua ala protettrice. Non va poi dimenticato che quell’abile giocoliere di Nicolas Party, in quota Hauser&Wirth, si ispira smaccatamente all’artista italiano e che lo scorso anno è arrivato a costare ben 6 milioni di euro. L’inedita sfida Salvo-Boetti è l’aspetto più intrigante di un mercato sempre più simile alle passerelle di moda dove stili e tendenze cambiano a ogni passaggio di stagione. Di fronte al disimpegno di Christie’s (l’asta primaverile esclusivamente online ha incassato appena 4,2 milioni di euro), Sotheby’s ha avuto campo libero e il 20 aprile a Milano il fatturato ha raggiunto 15,4 milioni di euro, la cifra più alta dal 2019.

In quel contesto è apparso evidente come tutto sia trasformato rispetto al 2015-2016 quando l’arte monocromatica andava a gonfie vele. Basti pensare che «Superficie bianca, Tokyo n.7» di Enrico Castellani datato 1967 (118x120 cm), è stata aggiudicata per 533mila euro, quando otto anni fa non avrebbe avuto alcuna difficoltà a superare d’un balzo il milione di euro. E l’ottimo risultato di Lucio Fontana con «Concetto spaziale, Attese», quattro tagli su fondo rosso (81,5x65 cm), che ha cambiato proprietario per 2,6 milioni di euro (la stima era di 1,2-1,8 milioni di euro), rappresenta pur sempre un calo di un milione di euro rispetto al 2015 quando un altro «Concetto spaziale rosso» molto simile, di 61x50 cm, era stato conteso nell’«Italian Sale» di Christie’s a Londra sino a 3,6 milioni di euro. Mentre Mario Schifano ha perso un po’ di brio rispetto al 2022, in gran spolvero appaiono Piero Dorazio e Carla Accardi anche se saranno costretti ad allargare il loro bacino d’utenza ancora prevalentemente italiano.

Quest’ultima, prossima ai festeggiamenti per i cent’anni dalla nascita previsti nel 2024, ha raggiunto da Sotheby’s il suo primato personale con «Labirinto barrato» del 1957 (60x160 cm) che si è imposto per 355mila euro. Da Massimo Campigli a Franco Angeli, da Alberto Savinio ad Agostino Bonalumi, sono molti i desaparecidos del mercato attualmente trascurati dai collezionisti. Non manca però un osservato speciale, Piero Gilardi, recentemente scomparso, con ottime potenzialità di crescita. La strada della rimonta parte dagli anni Sessanta, fondamentali per aggiornare il listino. E sempre da Sotheby’s «Pesche cadute» del 1966, classico «Tappeto-Natura» in poliuretano espanso, ha cambiato proprietario per 56mila euro, quasi il doppio rispetto alla stima minima.

«Giugno» di Salvo (2007) in asta da Christie’s Milano lo scorso 31 maggio e battuto per 126mila euro

Alberto Fiz, 10 luglio 2023 | © Riproduzione riservata

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