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Una veduta dagli stand di Tokyo Gendai

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Una veduta dagli stand di Tokyo Gendai

Tokyo Gendai, bene con riserva

Le vendite ci sono state, ma le protagoniste della fiera sono state le gallerie locali, la scena artistica nazionale tarda a decollare

Carlotta de Volpi

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L’edizione inaugurale di Tokyo Gendai (7-9 luglio, con anteprima VIP il 6 luglio) si è conclusa registrando parecchie vendite e una forte affluenza di visitatori, 20.907 in tutto, tra locali e internazionali. Girando tra gli stand delle 73 gallerie presenti al Pacifico Yokohama, l’impressione dominante è stata quella di un evento di portata internazionale sebbene i molteplici riferimenti all’arte tradizionale orientale la dicevano lunga sulla provenienza della maggior parte degli espositori dal continente asiatico. «Nonostante nessun luogo in Asia abbia un fascino simile a quello del Giappone», aveva affermato durante la conferenza stampa Magnus Renfrew, co-fondatore di ART SG, di Taipei Dangdai e della fiera nipponica, «la scena artistica contemporanea locale è ancora limitata».

Le nuove agevolazione fiscali negoziate con il governo giapponese hanno rappresentato sicuramente un incentivo per chi ha deciso di prendere parte a Tokyo Gendai, una mossa che Renfrew ha definito «il primo passo per aprire le porte agli espositori internazionali e sviluppare ulteriormente il mercato artistico locale». Il frequentato stand di Kaikai Kiki Gallery di Tokyo ha presentato una decina di opere di Mr., protégé di Takashi Murakami la cui estetica si ispira al mondo degli «anime» e dei manga, e l’ha fatto ricreando l’atmosfera del suo atelier. In tutto una decina di lavori su tela «venduti interamente durante il preview day». Anche i lavori dello street artist TENGAone hanno attirato l’attenzione di collezionisti e riscosso successo di vendita sin dal primo giorno.
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Tra i giapponesi più in voga del momento c’è anche Atsushi Kaga, rappresentato in fiera da Polígrafa Obra Gráfica (Barcellona) e MAHO KUBOTA GALLERY (Tokyo). L’opera «Cucumber horse and aubergine cow», dall’estetica ironica, tipica dell’artista, con riferimenti all’Obon, la tradizionale festa nipponica di mezza estate dedicata gli antenati, è stata venduta per 55mila euro. In fiera era difficile non notare un imponente trittico di Ai Weiwei nello stand di Tang Contemporary Art (Hong Kong, Beijing, Bangkok, Seoul) così come le opere, assai apprezzate, di Yoon Hyup e Cai Lei. La Mizuma Gallery (Tokyo, Singapore) ha proposto artisti come Yuta Okuda, con una selezione di dipinti astratti raffiguranti composizioni floreali (prezzi compresi tra 1.400 e 11mila dollari circa), Aida Makoto, artista multidisciplinare presente in fiera con la serie di dipinti «Umeboshi», a circa 9mila dollari l’uno, e Mizuno Rina. Di quest’ultima, che combina elementi mutuati dalle miniature mediorientali e pittura a inchiostro tradizionale giapponese, è stata venduta un’opera a circa 7mila dollari.

DaAsia Art Center (Taipei, Pechino), nel cui stand non sono passati inosservati alcuni pezzi di Yayoi Kusama, si sono dichiarati soddisfatti della prima edizione della fiera giapponese, tuttavia hanno preferito non specificare i prezzi di quanto hanno ceduto. Nello spazio di Tomio Koyama Gallery (Tokyo), «The Red Room», gigantesca tela di Hiroshi Sugito, è stata invece venduta per 103mila dollari circa. La composizione colpiva per la mancanza di prospettiva e per l’uso generoso dello spazio vuoto, in cui compaiono elementi difficili da riconoscere a prima vista. Tra le vendite da segnalare, c’è quella della Sundaram Tagore Gallery (New York, Singapore, Londra) di un’opera di Hiroshi Senju per 645mila dollari alla collezione del Museo Hirosawa.

Da Almine Rech (Parigi, Londra, New York, Shanghai) sono state comprati lavori di Tom Wesselmann (425-460mila dollari), Chloe Wise (101-110mila dollari) e Alexandre Lenoir (109-120mila dollari). Blum & Poe (Los Angeles, New York, Tokyo) ha invece venduto alcune opere del sempre più apprezzato Yoshitomo Nara ma anche di Kazunori Hamana e Kenjiro Okasaki, con prezzi compresi tra 20 e 400mila dollari. La londinese Sadie Coles HQ ha registrato buone vendite per opere di Alex de Corte, Wilhelm Sasnal, Kati Heck e Nicola Tyson con prezzi compresi tra 5 e 200mila dollari. Anche Perrotin (Parigi, Hong Kong, New York, Seul, Tokyo, Shanghai e Dubai), presente con opere di Mathilde Denize (fino a 30mila euro) e Toh Djodjo (fino a 20mila dollari), ha esaurito tutto il suo inventario già alla fine del primo giorno. Infine, la grande installazione «The Circuit» di Ryuichi Ohira, creata appositamente per Tokyo Gendai, è stata venduta da NANZUKA (Tokyo) a un collezionista giapponese.

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Carlotta de Volpi, 11 luglio 2023 | © Riproduzione riservata

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