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Francesca Leder insegna Pianificazione del territorio nell'Università di Ferrara ed è membro dell'Out, Osservatorio urbano-territoriale di Vicenza

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Francesca Leder insegna Pianificazione del territorio nell'Università di Ferrara ed è membro dell'Out, Osservatorio urbano-territoriale di Vicenza

Tav a Vicenza, stop & go per il tunnel accanto alle ville palladiane

Veronica Rodenigo

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Vicenza. Nella tarda serata di martedì 13 gennaio, dopo due giorni di discussione, il consiglio comunale vicentino ha approvato lo studio di fattibilità per il progetto relativo all’Alta Velocità Verona-Padova (redatto da Rfi tramite Italferr). Tra le opere complementari al tracciato rientra un’infrastruttura oramai diventata oggetto di attenzione nazionale e non solo: un tunnel carrabile (di cui ha recentemente riferito anche «The Guardian») che, passando sotto Monte Berico sboccherebbe in prossimità delle palladiane Villa Valmarana ai Nani e La Rotonda.
La notorietà della prevista galleria, suddivisa in due sezioni, una dedicata allo smaltimento del traffico viario, l’altra al deflusso del corso d’acqua Retrone, si deve alla preoccupata missiva del 30 dicembre scorso di Francesca Leder, docente di Pianificazione del territorio presso l’Università di Ferrara, indirizzata ai rispettivi uffici parigini di Unesco e Icomos, a quello romano dell'Iccrom nonché al direttore dell’Ufficio Unesco presso il Mibact. La risposta di quest’ultimo non è tardata ad arrivare: il 2 gennaio scorso è giunta alla municipalità vicentina la richiesta di fornire tutta la documentazione necessaria a valutare i danni «arrecati dall’eventuale impatto dell’opera sull’eccezionale valore del sito Unesco».
Il comunicato ufficiale diffuso ieri dalla municipalità riporta che il consiglio «si è espresso vincolando il suo assenso all'alta velocità ad alcune condizioni, tra cui lo studio di soluzioni alternative al tunnel idraulico e viario sotto Monte Berico».
Se l’osservazione apre (fortunatamente) a scenari possibilisti, va sottolineato che quest’ultima repentina presa di posizione suona quantomeno contraddittoria rispetto a quanto accaduto sino ad ora.Va inoltre precisato che il progetto del tunnel non è di competenza di Rfi: la sua definizione, in quanto opera complementare, spetta alle autorità locali.
Francesca Leder, raggiunta telefonicamente, ci ha aiutato a ripercorre i passaggi fondamentali della vicenda.
Professoressa Leder, non è ancora chiaro che cosa verrà deciso in merito all’alternativa per il tunnel sotto Monte Berico.
Si tratta di una decisione molto ambigua. Questa deliberazione avviene portandosi dietro una serie di osservazioni, emendamenti che ci riserviamo di studiare meglio per comprendere se sia ammissibile dal punto di vista giuridico e amministrativo.
Solo l’11 dicembre scorso il sindaco presentava l’intero progetto relativo all’Alta Velocità al consiglio comunale con molta sicurezza, cosa che ha scatenato la nostra reazione lasciando intendere che i modi e i tempi che l’amministrazione si dava non avrebbero permesso nessun tipo di riflessione sia riguardante la comunità (aspetto imprescindibile per un’opera del genere) sia in merito all’aspetto tecnico.
Ciò che noi abbiamo evidenziato e da cui siamo rimasti molto colpiti, è che il progetto viene presentato come completamento della famosa tratta Alta velocità/Alta capacità (Av/Ac) Verona-Padova con tutto un corredo di opere accessorie, in cui appunto rientra il tunnel, le quali con l’alta velocità hanno a che fare sino un certo punto. Poiché il voto dell’altro ieri è un voto molto condizionato dallo stesso consiglio comunale (a differenza di quello che l’amministrazione dice, ovvero che sia tutto fatto per essere studiato e approfondito meglio), mi domando come l’11 dicembre abbiano potuto accogliere il progetto con tanta sicurezza e che cosa sia successo dopo, ovvero che cosa possiamo aver combinato noi per far loro venire tutti questi dubbi…
Difatti già nella riunione del 9 gennaio in commissione territorio il sindaco ha cominciato a fare marcia indietro in merito al progetto del tunnel.
Io ho partecipato a tutte le diverse riunioni preliminari. Durante quelle commissioni non sono venute fuori le famose 21 osservazioni. Intanto perché le commissioni erano più che altro delle audizioni, poi perché c’era una maggioranza schiacciante. È emersa una sostanziale condivisione anche da parte dei membri della commissione territorio.
Io ho inviato la mia lettera il 30 dicembre e l’ufficio Unesco di Roma ha risposto il giorno 2 gennaio.
Il 3 gennaio nel tardo pomeriggio il sindaco ha tuonato, rimanendo nelle sue precedenti posizioni; dal 4 al 5 gennaio ha cominciato a cambiare idea.
Nello specifico, lo studio di fattibilità per la realizzazione del tunnel è stato affidato dal consorzio privato Iricav due all’ingegner De Stavola (E Farm Engineering&Consulting), passaggio oggetto di polemiche locali perché quest’ultimo è stato tra l’altro uno dei finanziatori della campagna elettorale del sindaco Variati, seppur con piccolo contributo.
Diciamo che il general contractor, in base a quanto previsto dal codice degli appalti delle opere pubbliche, ha praticamente la possibilità di fare tutto.
Più in generale la situazione ha grandi margini di manovra sui quali si può intervenire in due modi: se si vuole fare l’interesse collettivo, si condizionano le scelte; se invece si è d’accordo con gli indirizzi che provengono dalle lobby economiche, che a loro volta sostengono le cordate politiche, è chiaro che poi nessuno fa obiezione.
Ci sarebbe anche potuta essere un’impostazione diversa dell’intero progetto Av/Ac perlomeno affiancandolo ad altre stesure da ritenersi eventualmente più idonee che però non ci sono state. Non c’è un’alternativa e questo ci è stato detto con somma trasparenza anche dai rappresentanti della rete delle ferrovie italiane, la società che ha in mano il progetto: a noi è stato chiesto di rendere possibile questo progetto, non un’alternativa. Si tratta di dichiarazioni un po’ strane.
Tenga inoltre conto che nel 2010 c’era stata un’occasione per trovare una soluzione diversa per il tracciato Av/Ac nel territorio di Vicenza. Invece le risorse sono state dirottate su di un’altra opera pubblica. Alla base di questo progetto, diversi articoli di giornale lo riportano, vi sono l’Associazione industriali, la Confcommercio… Essi sono i promotori di tutta questa operazione e in passato hanno tuonato in maniera violentissima contro i rappresentanti politici a Roma (deputati e senatori) del territorio vicentino dando loro degli incompetenti, degli incapaci nel portare a casa risultati. Da quel momento è scattata l’accelerazione: si sono messi a studiare nel dettaglio il progetto; un progetto che porta la data del 29 novembre 2014 ma che in realtà era già pronto nel cassetto dal 2011-12.
Il disegno è espressione quindi delle forze economiche locali le quali vedono il possibile coinvolgimento nei lavori e che inoltre vedono rilanciata tutta l’area della Fiera (dove è prevista una fermata dell’Av, Ndr), attualmente zona industriale in uno stato pietoso.
Dietro questa questione c’è anche la necessità di mettere in sicurezza l’area industriale, da sempre sottoposta ad allagamenti. È così da sempre ma 40-50 anni fa qualcuno forzò la mano per costruirci ugualmente sopra. Finché c’era l’attività produttiva in qualche modo se la cavavano; poi qualche anno fa è stata fatta una variante che propone la trasformazione della zona in un quartiere terziario commerciale. Su quest’area esiste un vincolo di medio-alta pericolosità idrogeologica e se questo vincolo non viene tolto la trasformazione dell’area non può avvenire. Allora che cosa si fa? Si colloca lì la stazione dell’Alta velocità e così si dice che tutto ciò è collegato alla Fiera (tra l’altro in grande crisi). La stazione diventa la testa d’ariete di tutta l’operazione: si provvede alla messa in sicurezza dell’area con la realizzazione del famoso canale scolmatore (che si ricongiungerebbe poi con il tunnel, Ndr) così l’opera complementare assume intanto anche una finalità idraulica…
Viene quindi da interrogarsi sulla reale necessità della galleria e se sin da subito non si potesse pensare di fare diversamente.
Non ho la pretesa di avere ragione ma è dal Comune che devono partire delle indicazioni. Quali sono le priorità? Ci dev’essere sviluppo e trasformazione avendo presente che le risorse più importanti sono il patrimonio culturale e il paesaggio in un momento economico-sociale in cui tutti tentano di investire in questo non per venderlo ai turisti.
Se si pensa di poter far passare un tunnel sotto la collina di Monte Berico, come ti fa a venire in mente che un progetto del genere possa essere compatibile con la tutela del patrimonio e del paesaggio?
A parte la Villa Valmarana, bisogna considerare che il progetto complementare del tracciato del tunnel proseguirebbe poi con un ponte sopra il fiume Bacchiglione, storica via acquea di collegamento tra Venezia e Vicenza; ponte che deve anche contenere il canale scolmatore.
Siamo anche in buffer zone dell’Unesco, ovvero un'area «tampone» che secondo le indicazioni della stessa Unesco  deve garantire un livello di protezione aggiuntiva ai beni riconosciuti patrimonio mondiale dell’umanità.
Questa vicenda comunque è stata anche l’occasione per risvegliare un po’ di coscienze e l’Unesco in questo caso ha dimostrato, a chi pensa a simili istituzioni come enti astratti che non si occupano di far rispettare i principi della convenzione, di averlo fatto in maniera tempestiva.

Il tracciato del tunnel di Villa Valmarana

Francesca Leder insegna Pianificazione del territorio nell'Università di Ferrara ed è membro dell'Out, Osservatorio urbano-territoriale di Vicenza

Veronica Rodenigo, 15 gennaio 2015 | © Riproduzione riservata

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