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Sulle ali di Halilaj

Dal 27 settembre al 7 gennaio il New Museum presenta la prima mostra statunitense dell’artista kosovaro Petrit Halilaj (1986), noto in Italia per una sua recente personale al Pirelli HangarBicocca di Milano e invitato all’attuale Biennale di Venezia. Per mezzo di un’installazione di video e sculture, la mostra è focalizzata sulla storia neolitica del villaggio natale di Halilaj, Runik, e sulla scomparsa di reperti durante la guerra del Kosovo (1998-99).

Abbiamo intervistato l’artista alla vigilia dell’inaugurazione.

Da dove scaturisce l’idea del progetto?
Quattro anni fa, mentre ero in visita alla mia famiglia, uno dei miei più vecchi amici mi mostrò una figurina in ceramica che sembrava una dea. La teneva in tasca come un iPhone. Mi disse che era neolitica e io gli chiesi che cosa intendesse dire. Disse che il villaggio sorge sui resti di una delle civiltà più antiche: basta scavare per trovare qualcosa.

Ma ci sono altri oggetti da tempo andati perduti? 
Sì. Ho iniziato a parlare con i vicini e loro dicevano che ne possedevano uno, ma se chiedevo loro di vederlo, non ricordavano dove fosse. Un altro gruppo di reperti era stato preso in prestito per una mostra in un museo di Pristina (la capitale del Kosovo, Ndr) dal Governo serbo e non è mai stato restituito, ma ho trovato un catalogo di quella esposizione, tenutasi nel 1997. Dopo tre anni di ricerche e di filmati clandestini nei musei, ho trovato in tutto 500 oggetti e frammenti provenienti dal Kosovo e li ho riprodotti in 500 sculture per la mostra.

Come già a Milano, nella mostra c’è anche un elemento zoologico...
Stavo pensando a come esporre tutti questi oggetti senza riprodurre un museo. Il quel periodo svolgevo ricerche sugli uccelli migratori, su come sopravvivono e si spostano. Così ho costruito «stazioni» per questi oggetti, come quelle usate dagli uccelli nelle loro migrazioni, come se le sculture dovessero sostarvi un momento prima di partire nuovamente. Penso al lavoro come a una specie di viaggio. Non riguarda gli oggetti nello spazio, aspetto che costituisce solo una parte, ma spero di andare molto oltre con la possibilità di viaggiare con la mente da una posizione all’altra. La mostra nasce da una storia per me molto intima, ma mi auguro possa sollevare qualche questione globale.

Pac Pobric, 09 settembre 2017 | © Riproduzione riservata

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Sulle ali di Halilaj | Pac Pobric

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