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Sotheby’s restituisce all’India le gemme sacre di Piprahwa dopo 127 anni

Bloccata la vendita all’asta, le gemme buddiste scavate durante il Raj britannico tornano in India grazie all’acquisto del gruppo Godrej. Un patrimonio simbolico e religioso che sarà ora esposto al Museo Indiano di Calcutta

Carlino Corezzi

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Sotheby’s ha restituito all’India una delle collezioni archeologiche più significative del periodo coloniale: un nucleo di 350 gemme provenienti dallo stupa buddhista di Piprahwa, nell’Uttar Pradesh, ritenuto legato ai resti cremati del Buddha. Il tesoro era stato messo in vendita a maggio dalla casa d’aste, con una stima di circa 9,7 milioni di sterline (100 milioni di dollari di Hong Kong), ma il Governo indiano è intervenuto con una diffida legale, ottenendo il ritiro dal catalogo. Dopo due mesi di trattative, Sotheby’s ha annunciato la vendita privata della collezione al conglomerato Godrej Industries Group di Mumbai, che la donerà al Museo Indiano di Calcutta.
Il primo ministro indiano Narendra Modi ha celebrato la notizia come un momento storico: «Sarebbe orgoglioso ogni indiano sapere che le sacre reliquie Piprahwa di Bhagwan Buddha siano tornate a casa dopo 127 anni. Illustrano il nostro impegno nel preservare la cultura e testimoniano il legame eterno dell’India con gli insegnamenti del Buddha», ha scritto su X.
Le cosiddette Piprahwa Jewels comprendono circa 1.800 oggetti, in origine, di cui solo una parte è giunta sul mercato. Furono scoperte tra il 1897 e il 1898 dall’ingegnere britannico William Caxton Peppé, che durante il Raj scavò uno stupa funerario nel suo possedimento a Ganwaria, identificato come il sito della città di Kapilavastu, patria del Buddha storico (Siddhārtha Gautama). Oltre a gemme preziose — zaffiri, rubini, granati, ametiste, perle e sottili lamine d’oro — fu rinvenuta un’urna con iscrizione, contenente frammenti ossei che gli archeologi collegarono al fondatore del buddhismo.
La maggior parte dei reperti fu consegnata al Governo britannico e distribuita tra musei dell’India coloniale, mentre i resti del Buddha furono affidati a Rama V, re del Siam, che li destinò a santuari di culto in Thailandia, Sri Lanka e Myanmar. Peppé trattenne per sé una porzione della collezione — circa il 20% — poi passata ai suoi discendenti. Tre degli eredi hanno conferito a Sotheby’s il mandato di vendita.
La messa all’asta delle gemme, prevista a Hong Kong per maggio 2025, aveva suscitato un’ondata di proteste e un fermo intervento istituzionale. Il Ministero della Cultura indiano ha inviato una lettera formale a Sotheby’s, definendo i gioielli parte «inalienabile del patrimonio religioso e culturale dell’India e della comunità buddhista mondiale», paragonandoli al «sacro corpo del Buddha» e invocando norme nazionali e convenzioni ONU contro il traffico di beni culturali.
Di fronte a queste pressioni, Sotheby’s ha sospeso l’asta e avviato negoziati con tutte le parti coinvolte. Il risultato è stato l’accordo con Godrej Industries Group, che ha acquistato l’intera collezione, destinandola alla collezione permanente del Museo Indiano di Calcutta, dove sarà nuovamente visibile al pubblico.
«Le gemme di Piprahwa non sono solo manufatti: sono simboli senza tempo di pace, compassione e patrimonio comune dell’umanità», ha dichiarato Pirojsha Godrej, vicepresidente del gruppo, in un comunicato diffuso dal governo.
Sotheby’s, da parte sua, ha espresso «soddisfazione» per aver potuto agevolare la restituzione di un bene così delicato, riconoscendo l’importanza culturale e spirituale della collezione.

Carlino Corezzi, 31 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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