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Lenz Geerk, «Witnessing Death», 2020, acrilco su tela, 160×120 cm

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Lenz Geerk, «Witnessing Death», 2020, acrilco su tela, 160×120 cm

Silenzio e malinconia. C’è la pittura intimissima di Lenz Geerk in mostra a Basilea

In occasione di Art Basel, l’artista svizzero torna nella sua a Basilea con «Lautlos». Le sue opere esplorano il silenzio come forma di presenza, attraverso nature morte emotive e figure sospese tra memoria e transitorietà

Non imporre un significato. Lasciarlo aperto, definibile, decifrabile. Perché è in un’assenza come forma di presenza che le opere di Lenz Geerk (nato il 1988 a Basilea, vive e lavora a Düsseldorf) si radicano. In quegli interni, cioè, delicati e malinconici, in cui il gesto si fa ascolto silenzioso («Lautlos» appunto) tra ciò che è e ciò che invece sarebbe potuto essere. 

Ed è proprio con quel «silenzio senza suono», in tedesco «Lautlos», che Geerk (1988) ritorna a Basilea, sua città natale, in occasione di Art Basel 2025, grazie a una prima personale allestita al Domushaus. L’edificio, situato nella città vecchia, all’incrocio tra Pfluggässlein e Weisse Gasse, è un’icona del modernismo postbellico, progettato nel 1958 da Max Rasser e Tibère Vadi per il negozio di mobili «Domus»; questo gioiello architettonico ha iniziato un nuovo capitolo della sua storia nel 1984 come sede dello Schweizerisches Architekturmuseum (SAM), il primo museo svizzero dedicato all’architettura. Una nuova veste che l’ha sia preservato dalla demolizione a cui sarebbe andato incontro, sia ridefinito come spazio culturale e pubblico. E in questo edificio, con la facciata continua e le proporzioni misurate, che riflettono sia lo spirito del Neues Bauen, sia il sistema Domino di Le Corbusier, prende vita «Lautlos», una mostra in cui Geerk, rappresentata dalla Galleria Massimo De Carlo, compone delle nature morte emotive.


 

Lenz Geerk, «A Lover's Hair III» (dettaglio), 2025, Acrilco su tela, 65 × 45 cm

Misurate, precise ed enigmatiche, quel tanto che basta per catturare e trattenere lo sguardo, le opere non derivano da una narrazione, ma una sensazione percepita e vissuta. Come accade, ad esempio, nella serie di dipinti che l’artista definisce «A Lover’s Hair»: qui la sottile ma viva presenza del capello crea narrazioni tanto diverse in superficie, quanto simili in profondità. Perché, è vero, un capello perduto potrebbe essere una traccia lasciata da un amante, la prova di una relazione o persino, come si usava un tempo, un pegno d'amore custodito e scambiato in medaglioni. Ma, in ogni caso, quest’elemento abbraccia un orizzonte di intimità che permane anche quando l'istante a cui era legato è ormai dissolto nella memoria e nel tempo.

Una dissoluzione che si ritrova anche in «Witnessing Death», opera, dal titolo profondamente evocativo, in cui una figura femminile, tanto rigida nella forma corporea quanto impaurita e rattristata nello sguardo, è in piedi davanti a un fiore appassito. La contrapposizione tra la forma eretta della ragazza e quella accasciata del fiore è evidente, anche se bilanciata dalle comuni tonalità livide. Una condizione, così reale, ma terribilmente «altra», in cui non c'è azione, ma solo osservazione. Un guardare reciproco, e quasi viscerale, verso ciò che sta per finire o verso ciò che «finito» in realtà lo è già. 

Sono infatti le posture e i gesti che Geerk decide di utilizzare per esprimere momenti «fragili» dei suoi personaggi. Spesso provenienti dai sogni vagabondi, i soggetti delle sue opere sono dipinti con l'obiettivo di rivelare le emozioni nascoste della psiche umana. E se inizialmente si potrebbe scorgere una riflessione sulla transitorietà e il peso della vita, si comprende poi che qui non si tratta di lutto, ma di consapevolezza. Dell'essere presenti, anche se silenti, in quello spazio delicato tra ciò che resta e ciò che sta per scomparire. Ed è proprio quel silenzio senza suono, quel «Lautlos» appunto, a risuonare come filo conduttore dell’intera mostra. Un silenzio che non è semplice vuoto, ma densità emotiva; che non impone significati, ma li lascia affiorare. Nei gesti misurati, negli sguardi sospesi, nelle presenze che sembrano sul punto di svanire, Lenz Geerk invita a sostare in quell’interstizio fragile tra ciò che è e ciò che potrebbe essere. Un invito all’ascolto silenzioso, in cui ogni opera diventa spazio aperto e un riflesso intimo. In cui ogni opera diventa sussurro, o silenzio, che resta e non scompare.


 

Nicoletta Biglietti, 03 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

Silenzio e malinconia. C’è la pittura intimissima di Lenz Geerk in mostra a Basilea | Nicoletta Biglietti

Silenzio e malinconia. C’è la pittura intimissima di Lenz Geerk in mostra a Basilea | Nicoletta Biglietti