Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliHou Hanru, da poco più di due anni direttore artistico del MaXXI, ha abituato i visitatori a mostre stimolanti, complesse, originali, a interrogarsi sul rapporto tra museo e città, su ruolo, significati e funzioni dell’arte nella vita contemporanea, negli spazi pubblici e privati. Oggi, coadiuvato da Anne Palopoli, porta al museo quattro artisti internazionali di età piuttosto omogenea, tutti tra i 43 e i 54 anni. Li definisce «sognatori straordinari», i cui «atti creativi sono ispirati da un forte impegno sociale e ambientale nei diversi contesti geopolitici odierni. Sono capaci di trasformare il quotidiano in fantastico e viceversa; trasformano il basso in alto, il vecchio in nuovo, il banale in arguto, il triste in gioioso e il vizio in virtù. Creano così nuove realtà più aperte, incoraggiandoci a vivere pienamente l’esperienza di esseri umani». Di questa rinnovata joie de vivre bergsoniana («ovunque c’è gioia c’è creazione», sosteneva il filosofo francese) si nutrono i lavori di Choi Jeong-hwa, Didier Fiuza Faustino, Martino Gamper e Pedro Reyes, tutti al contempo artisti, designer e attivisti sociali, coinvolgendo il pubblico, inglobandolo in colorate fantasmagorie, veicolando messaggi forti. Il mondo in cui viviamo si sta rapidamente trasformando, è l’analisi del curatore, in una realtà che si mescola al virtuale. Internet e social media ridisegnano i confini tra di noi, biotecnologie e intelligenza artificiale ci pongono sfide finora impensabili sulla nostra identità. Dall’11 novembre al 28 marzo la mostra «Transformers» espone una realtà che si trasforma in qualcosa d’altro, che colpisce, diverte, stimola la riflessione e invita a partecipare. Si parte dalla piazza del museo col gigantesco fiore di plastica che respira, gonfiandosi e sgonfiandosi, del coreano Choi Jeong-hwa, artista-designer presente all’interno con altri tre lavori: «Cosmos», una selvaggia cascata di perle e catene colorate, «Hubble Bubble», una foresta verde percorribile, e «Life Life», un’invasione di palloncini colorati che ogni giorno si rinnova col pubblico. «Post Forma» dell’italiano Martino Gamper, è una collezione di sedie mutanti, ma comunque funzionali, dov’è possibile sedersi, riposare e socializzare. Il messicano Pedro Reyes trasforma le armi in strumenti di pace, armonia, creatività, con «Disarm Instruments» in cinque diversi strumenti musicali, affiancando all’opera i dati sulla produzione e il traffico di armi. Il francese Didier Fiuza Faustino chiude con «Lampedusa», una mastodontica boa di polistirolo posta di fronte a una riproduzione de «La zattera della Medusa» di Géricault. Sue anche «Body in Transit», cassa per il trasporto dei clandestini da appendere al carrello di un aereo già presentata alla Biennale di Venezia nel 2000, e «Exploring Dead Buildings 2.0», installazione realizzata a L’Avana in un edificio anni Sessanta di Vittorio Garatti.
Altri articoli dell'autore
Dopo cinque anni di lavori il 6 giugno è tornata fruibile la piazza, in travertino e su due livelli, dedicata ad Augusto Imperatore mentre sono ripartiti i lavori di restauro e di musealizzazione dell’imponente monumento aperto nel marzo 2021 grazie al sostegno di Fondazione Tim
Tra Foro Romano e Palatino sono stati ritrovati i resti di una lussuosa dimora con una sala per banchetti a forma di grotta e uno straordinario mosaico impreziosito con conchiglie, vetri e tessere blu egizio
Si inizia con l’enigmatico scultore ateniese. Altre due monografiche saranno dedicate a Prassitele e a Skopas
Stéphane Verger nel chiostro di Michelangelo ha fatto eseguire interventi su sette teste di animali antiche (quattro di età adrianea e tre rinascimentali) e ne ha commissionata un’ottava a Elisabetta Benassi