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San Gottardo è come una matrioska

Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Avviato soltanto nove mesi fa, si è concluso in tempo per Expo, a dispetto dei tempi strettissimi e degli altri 18 cantieri aperti contemporaneamente in Duomo, il restauro di San Gottardo a Palazzo, frutto dell’accordo tra la Veneranda Fabbrica del Duomo, il Comune e l’Arcidiocesi di Milano.
Cappella palatina del palazzo visconteo che Maria Teresa d’Austria, a partire dal 1773, fece ristrutturare da Giuseppe Piermarini, anche la chiesa fu pesantemente rimaneggiata all’interno. L’intervento attuale, condotto di concerto con la Soprintendenza per i Beni architettonici dalle maestranze della Veneranda Fabbrica sotto la direzione di Benigno Mörlin Visconti Castiglione e poi di Enrico Sacerdote, ha interessato anche l’affresco di scuola giottesca dell’interno, appartenente alla Cappella Palatina originaria, così come trecentesco è il campanile che svetta dietro a Palazzo Reale.
L’esterno della chiesa era stato restaurato dal Comune di Milano nel 2001, l’interno era invece gravemente degradato e annerito. La risalita capillare dell’umidità aveva danneggiato le murature per oltre 80 centimetri sull’intero perimetro, gonfiando ed esfoliando le superfici e polverizzando la pellicola pittorica, mentre al di sopra vi erano rappezzi e annerimenti diffusi. Si è dunque provveduto alla rimozione delle pesanti, stratificate ridipinture delle pareti, fino a portare alla luce, nella navata e nella cappella absidale, un marmorino di raffinata fattura, sostanzialmente integro, realizzato con lastre collocate da Piermarini a circa 20 centimetri dalle murature trecentesche, per creare un isolamento: di fatto una chiesa settecentesca entro la chiesa trecentesca. Le indagini sotto l’intonaco settecentesco hanno confermato la sparizione degli affreschi in lapislazzuli e oro citati nel Trecento da Galvano Fiamma («pitture mirabili d’oro e d’azzurro») nonché di quelli con le storie della Vergine nella cappella absidale. L’intervento ha poi rivelato la qualità degli stucchi dell’abside, settecenteschi (dell’Ottocento invece le decorazioni dipinte), e ovunque è emersa una tonalità chiarissima, ora accentuata dal nuovo pavimento in marmorino, simile a quelli del contiguo Palazzo Reale.
Riportato alla sua originaria luminosità arricchita da dorature anche il monumento marmoreo ad Azzone Visconti (post 1339), tante volte smontato e rimontato nei secoli. Restaurato infine, da Anna Lucchini, anche l’affresco di scuola giottesca, molto ammalorato (dopo l’abbattimento nel 1926 dei fabbricati addossati alla chiesa, rimase a lungo esposto alle intemperie), strappato e trasportato nella chiesa nel 1953 da Mauro Pelliccioli, mentre il dipinto del Cerano con «San Carlo in gloria», dal 1953 sulla parete destra dell’abside, è stato spostato a fianco di essa, in una posizione più adeguata alla sua visione.





Ada Masoero, 03 giugno 2015 | © Riproduzione riservata

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