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Sabratha in mano all'Isis

Stefano Luppi

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Sabratha (Libia). Anche se non è finora possibile avere la conferma da fonti occidentali dirette, è pressoché certo che le bandiere nere dell'Isis sventolano da giovedì sull'antica città romana di Sabratha in Libia, patrimonio mondiale dell'Unesco. Si potrebbe dunque ripetere la tragedia culturale, e umana visto che sono stati tanti gli omicidi perpetrati nel sito, già avvenuta poche settimana fa per Palmira, in Siria.
Il sito antico di Sabratha è a un paio di chilometri di distanza dalla omonima città moderna, posta nella Municipalità di Sabratha e Sorman, posta a 70 km a ovest di Tripoli e a circa 100 km dal confine con la Tunisia. La città vanta numerosi reperti soprattutto del III secolo, d'epoca romana e tra i meglio conservati al mondo fuori Roma, anche se Sabratha venne fondata nel VII secolo a.C. dai Fenici di Tiro.
Data la posizione strategica, la zona conobbe un rapido sviluppo e cadde sotto il controllo di Cartagine poi, dopo il breve Regno di Numidia sotto Massinissa, passò a Roma nel 46 a.C. In epoca severa la città venne completamente ricostruita e abbellita, grazie all'imperatore Settimio Severo che era nato nella vicina Leptis Magna. A partire dal IV secolo il sito andò in declino e nel 439 i Vandali di Genserico conquistarono la città, ma furono cacciati dai bizantini, che ne avviarono una parziale ricostruzione; infine con l'arrivo degli arabi nel VII secolo Sabratha perse completamente la sua importanza. L'Unesco l'ha iscritta nella lista del patrimonio dell'umanità nel 1982. «L'ingresso di Daesh a Sabrata , commenta il Ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini, rende ancora più drammaticamente d'attualità la necessità di costituire i caschi blu della cultura. La comunità internazionale deve essere unita nella protezione dei tesori culturali minacciati dalla furia terroristica».

Stefano Luppi, 11 dicembre 2015 | © Riproduzione riservata

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Sabratha in mano all'Isis | Stefano Luppi

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