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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliÈ tornata accessibile ieri dopo il riallestimento la sala numero 38 della Galleria degli Uffizi, denominata «Sala dell'Ermafrodito» per la presenza di una statua romana d'età imperiale, copia di un originale ellenistico della metà del II secolo a.C. L'Ermafrodito entrò nelle collezioni medicee nel 1669 ricoprendo immediatamente un ruolo centrale nelle collezioni granducali: per questo oggi nella sala degli Uffizi la scultura è contornata da opere ispirate alla cultura di Francesco I de' Medici. Tra queste figura anche «Allegoria della Virtù» di Jacopo Ligozzi, dipinto oggetto di una donazione del 2014 del mercante francese Jean-Luc Baroni. Il dipinto è citato in una descrizione inventariale degli arredi del Casino Mediceo redatta nel 1588 e fu alienato dalle collezioni granducali prima del 1720: dopo alcuni passaggi di proprietà venne acquistato da Giancarlo Baroni, padre dell'antiquario. Il nuovo allestimento, reso possibile da un contributo dell'associazione Amici degli Uffizi, ha previsto il ritinteggio delle pareti e la disposizione di altri dipinti: un ritratto di Francesco I, un ritratto di Gabrielle d'Estrées, due piccole raffigurazioni su tela dell'Allegoria della Fortuna, una delle quali attribuita ad Agnolo Bronzino. «Il dono della tela di Ligozzi, spiega Antonio Natali, direttore degli Uffizi, è di spicco assoluto anche perché l'Allegoria è storicamente connessa al collezionismo mediceo; e al collezionismo d'un tempo che quasi collima con l'apertura della Tribuna buontalentiana. Questa è la ragione per cui si è pensato di tingere di rosso la Sala dell'Ermafrodito», il rosso cremisi mediceo che caratterizza anche la sala di Michelangelo. Al tema è stato dedicato il numero 30 della rivista di studio «Gli Uffizi. Studi e Ricerche» (edizioni Centro Di) con saggi di Antonio Natali, Martin Hirschboeck, Giorgio Marini, Francesca de Luca, Ilaria della Monica, Chiara Nepi e Maria Adele Signorini.

La sala 38 degli Uffizi nel nuovo allestimento
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