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Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliRoma. Ancora Stolpersteine, quelle pietre d’inciampo visivo e mentale, non fisico, che altro non sono che sampietrini comuni ricoperti d’ottone e conficcati nei marciapiedi davanti ai portoni a ricordo dei troppi uomini e donne che un tempo lì abitavano, che furono deportati e ammazzati dalla follia nazifascista. Sopra ognuno è inciso il nome e il cognome, l’età, la data e il luogo di deportazione, se nota la data di morte. Si moltiplicano in città, come in tante altre città d’Europa, questi segni di memoria discreti ma presenti, per non smettere di ricordare quanti furono «uccisi e perseguitati dai fascisti e dai nazisti, deportati, vittime del criminale programma di eutanasia o oggetto di persecuzione perché omosessuali».
Il progetto ideato dall’artista tedesco Gunter Demnig nel 1993 e partito a Colonia due anni dopo, è sbarcato a Roma nel 2010 e oggi celebra la sua ottava edizione in città. Mercoledì 11 (inaugurazione ore 16 presso l’Istituto Svedese di Studi Classici in via Omero 14) e giovedì 12 gennaio altre 24 pietre d’inciampo disseminate in sei municipi (I, II, V, VIII, XII, XIII) si aggiungono alle 236 collocate in precedenza a Roma (in Europa sono oltre sessantamila). Al progetto, curato da Adachiara Zevi e organizzato dall’associazione Arteinmemoria, è nuovamente affiancato un programma didattico che coinvolge le scuole, a cura di Annabella Gioia e Sandra Terracina. Le pietre d’inciampo sono finanziate dai privati, al costo di 120 euro l’una, installazione compresa (per info: casadellamemoria@bibliotechediroma.it - tel. 06/45460501). Il sito web www.memoriedinciampo.com documenta tutte le edizioni precedenti.

Memorie d'inciampo del 2011
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