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L’«Adorazione dei Magi» (1927 ca) di Umberto Giunti alla Pinacoteca Molajoli di Fabriano

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L’«Adorazione dei Magi» (1927 ca) di Umberto Giunti alla Pinacoteca Molajoli di Fabriano

Rivelazione intorno alla copia di Gentile da Fabriano: non fu eseguita come falso per il mercato, ma come omaggio della città natale

 Da un incontro di studi moderato da Andrea De Marchi è emerso che la riproduzione 1:1 dell’«Adorazione dei Magi» degli Uffizi, ora restaurata ed esposta nella Pinacoteca Molajoli, era stata commissionata nel 1927 a Umberto Giunti, allievo di un celebre falsario, non per essere venduta come originale, bensì per abbellire un palazzo

Stefano Miliani

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Di Gentile di Niccolò di Giovanni di Massio (1370/1375 ca-1427), campione del Gotico internazionale detto Gentile da Fabriano, la città natale nell’entroterra di Ancona non conserva alcuna opera. Sennonché, da qualche settimana la Pinacoteca Civica Bruno Molajoli espone una copia 1.1 della sfavillante «Adorazione dei Magi» delle Gallerie degli Uffizi nell’ultima sala in coda al percorso espositivo affinché nessuno la possa confondere con le opere originali del Tre e Quattrocento. L’ha eseguita su commissione intorno al 1927 Umberto Giunti (1886-1970), toscano, allievo di un maestro dei falsari d’arte, il senese Icilio Federico Joni. Se ne è parlato sabato 29 novembre nell’Oratorio della Carità in un incontro di studi con Daniela Ghergo, sindaco, e quale moderatore Andrea De Marchi, professore di Storia dell’arte medievale all’Università di Firenze. Emerge una vicenda peculiare.

Giunti voleva buggerare qualche acquirente con un Gentile da Fabriano fasullo? Nient’affatto: si tratta di una copia commissionata da Ernesto Moscatelli per abbellire il palazzo di famiglia in centro storico e di cui ha parlato il nipote Massimo. «A fine anni ’50 il dipinto fu donato al Comune ed era nella sala consiliare al primo piano del palazzo, detto anche della Signoria, che affaccia sulla piazza», ha ricordato la direttrice del museo Francesca Mannucci. Con l’edificio chiuso e inagibile dal sisma del 2016, «l’amministrazione ha ora sede in un edificio più funzionale». Una condanna all’invisibilità per il profluvio di personaggi e le preziosità della nuova «Adorazione»? De Marchi, studioso di Gentile che ha cara Fabriano, più di altri ha sollecitato il trasloco perché la grande tavola tornasse in vista. «È un pezzo del racconto della città», commenta Mannucci. «Però non era in condizioni ottimali».

La tavola era infestata dai tarli? «Sì, e c’era un attacco attivo, afferma Lucia Biondi, restauratrice di lunga esperienza di origine fabrianese che lavora a Firenze. Dal collega Emanuele Pica ho fatto fare la disinfestazione anossica di tutta la struttura e il risanamento del supporto che aveva spaccature». Con i lunghi anni trascorsi nel Palazzo comunale «si era accumulato tanto sporco. Così ho fatto una pulitura leggera di superficie, con stuccature dove c’era bisogno e il ritocco pittorico nelle piccole mancanze. Più che un restauro è stato un intervento conservativo per ridare dignità all’opera. Uno degli aspetti più interessanti è stato vedere da vicino la tecnica di questi falsari senesi: veramente impeccabile».

Gianni Mazzoni ha curato la mostra senese del 2004 «Falsi d’autore. Icilio Federico Joni e la cultura del falso tra Otto e Novecento». «Nato nel 1886 da una famiglia della contrada della Lupa e morto nel 1970, Giunti è stato uno dei migliori giovani di talento che si era formato all’Istituto di Belle Arti dove arrivò a insegnare quando il sovrintendente era Joni. Anche lui divenne un grande falsario, più nascosto però. Aveva un’attività ufficiale, nel 1926 realizzò la magnifica sala nel Palazzo pubblico senese. Per riprodurre dipinti antichi studiava come uno storico dell’arte, restaurava per vari antiquari, soprattutto romani, produceva falsificazioni in segreto. Nella prima fase fece frammenti di affresco finiti in più musei del mondo e Federico Zeri, senza sapere chi fosse, lo definì il “Falsario in calcinaccio”. Un vertice della sua capacità imitativa è la meravigliosa “Madonna del velo” al Courtauld Institute di Londra che fu creduta un capolavoro di Botticelli». Come arriva a Fabriano? «A Roma deve aver conosciuto Ernesto Moscatelli, forse tramite Molajoli che nel 1928 scrisse un articolo su questa “Adorazione”. Dipinta da Giunti con un’attenzione estrema», rimarca lo storico dell’arte.

La restauratrice Lucia Biondi al lavoro sull’«Adorazione dei Magi» di Umberto Giunti

Stefano Miliani, 01 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

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