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Roberto Mercuzio
Leggi i suoi articoliUn affresco trecentesco tra i più importanti della Chiesa di Sant’Ambrogio a Firenze è tornato visibile al pubblico nella sua piena leggibilità: si tratta della «Madonna del Latte con Bambino tra i santi Giovanni Battista e Bartolomeo». L’opera è stata restaurata da Cristina Napolitano sotto l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza Abap di Firenze, grazie al sostegno della Fondazione Friends of Florence. Il progetto, vincitore nel 2024 del Premio Friends of Florence-Salone dell’Arte del Restauro, costituisce un nuovo intervento di valorizzazione del patrimonio artistico cittadino.
«Restituiamo alla comunità un tassello fondamentale del Trecento fiorentino», ha dichiarato la presidentessa di Friends of Florence, Simonetta Brandolini d’Adda, che ha ringraziato la parrocchia, la Soprintendenza e la restauratrice per la collaborazione, insieme allo storico dell’arte Claudio Paolini, membro della giuria del premio e consulente del progetto.
L’affresco, che ritrae la Madonna che allatta il Bambino, affiancata dai santi Giovanni Battista e Bartolomeo, mentre nella parte inferiore è rappresentato Sant’Ambrogio, si colloca tra le più antiche testimonianze del culto ambrosiano nella chiesa, un tempo appartenuta alle monache benedettine, protagoniste dello sviluppo del quartiere nel Trecento.
L’attribuzione dell’affresco ha conosciuto nel corso del tempo diverse fasi: dalla scuola di Giotto all’Orcagna, da Spinello Aretino ad Agnolo Gaddi, fino al Maestro della Cappella Rinuccini, identificato da Luciano Bellosi con Matteo di Pacino, pittore attivo tra il 1359 e il 1374.
«Il restauro ha permesso un confronto più preciso con le opere attribuite a Matteo di Pacino, grazie alla migliore leggibilità delle figure e delle tecniche esecutive», ha detto Claudio Paolini, precisando che l’intervento aggiunge un nuovo tassello alla conoscenza della pittura fiorentina del Trecento. «La Madonna del Latte è una vera sintesi visiva di Scrittura ed esegesi medievale» afferma don Daniele Rossi, parroco di Sant’Ambrogio e San Giuseppe.
La storia della conservazione dell’opera è un lungo succedersi di interventi e alterazioni: imbiancata per secoli, riscoperta nel 1839, più volte restaurata e infine «strappata» intorno al 1960. Tracce di puliture aggressive e depositi superficiali di varia natura avevano reso difficile la lettura dell’affresco. Il recente restauro ha previsto una pulitura graduale, la rimozione delle stuccature incongrue e una calibrata reintegrazione pittorica nelle parti mancanti.
«L’obiettivo era restituire armonia all’opera senza alterarne la storia, spiega la restauratrice Cristina Napolitano. È stato un privilegio lavorare su questa pittura straordinaria. Spero che chi entrerà in chiesa possa coglierne appieno la bellezza e l’intensità».
La Madonna del Latte dopo il restauro
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