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Alcuni dei reperti recuperati sequestrati all'antiquario britannico Robin Symes nel Porto Franco di Ginevra

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Alcuni dei reperti recuperati sequestrati all'antiquario britannico Robin Symes nel Porto Franco di Ginevra

Recuperi, che cosa c'e dentro le 45 casse di Symes

Presentati questa mattina a Roma i reperti etruschi e romani frutto di scavi clandestini in Italia sequestrati all'antiquario inglese nel Porto Franco di Ginevra. Le opere torneranno nei territori di provenienza

Federico Castelli Gattinara

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Roma. Ritrovate nel 2014 in Svizzera, rientrate lo scorso gennaio in Italia, le 45 casse di reperti etruschi e romani scovate al Porto Franco di Ginevra e riferibili all’antiquario inglese Robin Symes sono state presentate stamattina in una conferenza stampa presso la Caserma La Marmora alla presenza del ministro Franceschini, del generale Mariano Mossa a capo dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (Tpc), dell’ambasciatore svizzero Giancarlo Kessler, del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e della soprintendente per l’Etruria Meridionale Alfonsina Russo.

Si tratta di migliaia di pezzi, «nessuno falso» ci assicura il generale Mossa, provenienti da scavi clandestini soprattutto degli anni Ottanta in Etruria meridionale, Sicilia, Puglia, Campania e Calabria. Tutti i reperti datano tra l’VII secolo a.C. e il II d.C., con due sarcofagi etruschi praticamente integri di VI secolo a.C. da Tuscania, con coperchi a forma di uomo e di donna sdraiati e tracce di colore (impressionanti quelle sul volto della donna), un sarcofago romano, ceramiche spesso in frammenti con decori magistrali, lastre affrescate, elementi architettonici, statue e teste in marmo, decorazioni di un tempio e altro. Il valore complessivo è stimato attorno ai 9 milioni di euro e senz’altro si tratta di uno dei recuperi più importanti degli ultimi decenni.

Un unicum sono i frammenti, che dovranno essere ricomposti, di lastre fittili dipinte provenienti da un tempio di Cerveteri, forse quello in località Vigna Marini Vitalini. Si riferiscono a due fasi diverse, una datata attorno al 540 a.C. e una successiva di fine VI secolo a.C., riferibili a una o più botteghe di artigiani-artisti greci stabilitisi in Etruria meridionale. Una volta ricomposte competeranno con le uniche lastre integre esistenti al mondo, le Boccanera del British e le Campana del Louvre, entrambe però pertinenti a sepolture, non a un tempio. Per i restauri si partirà dai reperti più importanti, che poi torneranno perlopiù nei loro territori, secondo le indicazioni più recenti ribadite dal ministro.

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Federico Castelli Gattinara, 22 marzo 2016 | © Riproduzione riservata

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