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Tina Lepri
Leggi i suoi articoliRoma. Approda in aula a Montecitorio il 19 giugno, scaduti i termini degli emendamenti e il pieno accordo della Commissione Giustizia della Camera, il disegno di legge (n. 4220) a firma Franceschini-Orlando che prevede pene più severe (le attuali sono troppo lievi e spesso inapplicate) per i reati contro i beni culturali e il paesaggio. Un passo avanti per un disegno di legge che da due legislature tenta di farsi strada in Parlamento. L’accelerazione è insita nel cambio operato sul ddl che, nato come delega al Governo, nel testo attuale rivisitato da un comitato ristretto, ha invece virato su norme direttamente applicative, senza rispettare i decreti attuativi, che in genere hanno tempi lunghissimi per l’applicazione concreta della legge.
Una serie di 17 articoli stabiliscono, tra l’altro, la reclusione da due a otto anni per chiunque si impossessi di un bene culturale sottraendolo a chi lo detiene, al fine di trarne profitto per sé o per altri: appropriazione indebita (reclusione da 1 a 4 anni), ricettazione (da 3 a 12 anni) e riciclaggio (da 5 a 14 anni).
Inoltre chi deturpa, imbratta beni culturali o paesaggistici, o destina beni culturali a un uso incompatibile con il loro carattere storico artistico (ovvero pregiudizievole per la loro conservazione e integrità) è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni.
Oggi le blande sanzioni contro chi attenta al patrimonio culturale si trovano sparse tra Codice dei beni culturali e Codice penale. Anche gli ultimi interventi legislativi in materia hanno seguito la logica della frammentazione e in pratica quasi tutti i vandali riescono a farla franca.

La Fontana del Moro in piazza Navona sfregiata dai vandali
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