Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliUna chiesa di grande significato che, a più riprese, ha ostacolato il ridisegno di piazza San Marco. Della Chiesa di San Geminiano si conosceva l’esistenza, ma non più la posizione di cui mai finora si era trovata traccia né immagine: potrebbero essere suoi i resti ritrovati nell’area lungo le Procuratie Vecchie in cui la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Comune di Venezia e Laguna ha effettuato uno scavo.
«È in corso, suddiviso in piccoli lotti, spiega Sara Bini, funzionaria archeologa della Soprintendenza, l’intervento previsto dal Comune per il restauro dei “masegni”, nome in veneziano delle pietre che rivestono piazza San Marco. D’intesa con il Comune e grazie a un finanziamento del MiC, abbiamo potuto approfittare di quest’occasione per compiere approfondimenti a macchia di leopardo nelle aree che, in accordo con le ricerche e i saggi effettuati da me e dalla mia squadra, possono rivelare sorprese».
È l’ottavo cantiere in piazza San Marco in cui il team (con gli archeologi della ditta Semper) ha lavorato. «Indagini simili erano state fatte tra il 1885 e il 1889 da Federico Berchet, continua Bini, che dal lato delle Procuratie Nuove aveva trovato i resti di quelle medievali. Verso le Procuratie Vecchie invece non aveva potuto approfondire: lo possiamo finalmente fare noi a distanza di 140 anni».
Le strutture rinvenute, una serie di murature altomedievali e livelli pavimentali con una sepoltura contenente i resti di più individui, in parte presumibilmente appartengono alla Chiesa di San Geminiano. «Nell’alto Medioevo doveva trovarsi lì, aggiunge l’archeologa. Dai documenti si sa che era lontana da San Marco e che era l’unica altra chiesa nell’area. Prima di trarre conclusioni, faremo ulteriori verifiche e analisi al carbonio 14, anche se tutto ci porta verso quest’identificazione». Una chiesa dalla storia complessa: «La sua collocazione originaria, spiega ancora Bini, era più o meno dove oggi sono le Procuratie Vecchie, ma non sappiamo né quando esattamente, né quanto grande fosse. Venne poi spostata verso le Nuove e ancora in seguito al progetto del XII secolo del doge Sebastiano Viani che prevedeva il perimetro delle Procuratie, la basilica e il campanile. Dopo la sistemazione di Jacopo Sansovino, l’ultimo episodio della travagliata vita di questa chiesa arriva con il suo abbattimento per la costruzione dell’ala napoleonica».
Una vita travagliata che dimostra proprio il valore, anche politico, di questo edificio di culto, uno dei più antichi di Venezia, di fronte al quale i dogi si inchinavano riverenti, che non andava eliminato, ma conservato, nonostante rappresentasse un ostacolo a un progetto urbanistico di rappresentanza. «La scoperta, conclude l’archeologa, ci ha permesso di indagare e studiare decine di livelli pavimentali che fino a questo momento non erano mai stati individuati e di arrivare a una ricostruzione ipotetica della piazza San Marco delle origini, da sempre oggetto di restauri e rifacimenti».
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