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Niccolò Spirito, «Velaschino». Seletti

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Niccolò Spirito, «Velaschino». Seletti

Quando il design guarda in alto: Seletti firma un omaggio alla Torre Velasca

L'artista e designer Niccolò Spirito ha realizzato un vaso ispirato a uno degli esempi più radicali dell’architettura post-razionalista italiana

Riccardo Deni

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Un tempo simbolo di rottura, oggi icona amata. La Torre Velasca, baluardo del modernismo milanese e monumento alla rinascita del dopoguerra, si fa oggetto domestico nel nuovo progetto firmato Seletti. Si chiama «Velaschino», ed è un vaso decorativo disegnato da Niccolò Spirito, artista e designer milanese che ha fatto della contaminazione tra arte e design il centro della sua ricerca. Ed è proprio dal cuore di Milano - dal suo skyline irregolare e spigoloso - che nasce l’ispirazione per questo pezzo in edizione limitata.

A trasformarsi in design non è una torre qualunque. Progettata nel 1956 dallo studio BBPR, la Torre Velasca è uno degli esempi più radicali dell’architettura post-razionalista italiana. Un edificio che, con le sue forme brutaliste e i richiami al gotico lombardo, ha saputo imporsi come simbolo della ricostruzione, sfidando sin da subito lo sguardo comune e conquistandosi un posto d’onore nell’immaginario urbano. Dopo un recente restauro che ne ha rilanciato la forza estetica, la torre torna ora a parlare attraverso un linguaggio nuovo: quello del design da collezione.

Con «Velaschino», Spirito non si limita a riprodurre le linee iconiche dell’edificio, ma le traduce in una forma evocativa, dove il contenuto (un vaso, un fiore, un oggetto quotidiano) entra in dialogo con il contenitore: un’architettura in miniatura, simbolo di memoria, visione e città. Come accaduto in passato con la versione domestica della scultura «L.O.V.E.» di Cattelan, anche questa volta Seletti sceglie di reinterpretare un monumento urbano, carico di significati storici, in chiave pop e collezionabile.

Spirito - classe 1980, milanese di nascita e di sensibilità - è uno dei nomi più interessanti del design d’autore italiano. Dopo anni di sperimentazioni tra arte e oggetto d’uso, ha rilanciato nel 2020 il marchio Bracciodiferro, leggendaria etichetta radicale fondata da Aldo Cichero. Le sue opere, esposte in collezioni pubbliche e private, si distinguono per una tensione costante tra concetto e materia, tra funzione e poetica. Con «Velaschino» firma il suo primo progetto per Seletti, portando nel mondo del brand la sua visione sofisticata e ironica.

Un progetto, questo, che ben si inserisce nella filosofia del marchio fondato nel 1964, un’azienda che ha fatto dell’ibridazione tra arte, design e cultura pop la propria cifra stilistica, rompendo le convenzioni con oggetti provocatori e mai banali. Milano, del resto, è una città centrale per Seletti: è qui che ha aperto il primo flagship store, in Corso Garibaldi 117, ed è qui che ogni anno si svela al pubblico internazionale in occasione della Design Week. Proprio da novembre «Velaschino» sarà in vendita nel negozio milanese e sull’e-commerce del brand, in un’edizione limitata a 999 pezzi.

«La Torre Velasca è l’inciampo dello sguardo nell’orizzonte cittadino» afferma Spirito. «Un’architettura emblematica che ha contribuito a costruire il mio immaginario artistico. "Velaschino" è un omaggio a quella creatività diretta e radicale che trasforma i limiti in possibilità». E in effetti, tra casa e città, tra passato e futuro, questo piccolo grande oggetto sembra davvero parlare la lingua dell’architettura, ma con il tono intimo e personale del design più ispirato.

Niccolò Spirito, «Velaschino». Seletti

Niccolò Spirito, «Velaschino». Seletti

Riccardo Deni, 08 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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