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Martin Bailey
Leggi i suoi articoliUna mostra che ha inaugurato il 31 maggio si propone di tracciare l’influenza di Vincent van Gogh sull’arte giapponese, una storia poco conosciuta al di fuori del Paese. «A Renewal of Passion: The Impact of Van Gogh» (fino al 30 novembre) è allestita presso il Pola Museum of Art di Hakone, quasi nascosto su una montagna boscosa a 100 chilometri a ovest di Tokyo. Entrando nell’imponente edificio, i visitatori scendono nelle gallerie sotterranee utilizzando una profonda scala mobile.
Il Pola Museum of Art, istituito nel 2002 dall’omonima azienda cosmetica, possiede tre dipinti a olio di Van Gogh, più di qualsiasi altra collezione giapponese. Acquistati negli ultimi decenni del XX secolo dal fondatore dell’azienda Suzuki Tsuneshi, risalgono tutti al ricercato periodo francese dell’artista: «Il ponte di Gleize sul canale di Vigueirat» (marzo 1888), «Ciuffi d’erba» (aprile 1889) e «Vaso di fiori con cardi» (giugno 1890). Altrettante opere di Van Gogh provenienti da altre collezioni locali saranno presenti in mostra, tra cui «Donna contadina» (dicembre 1884-gennaio 1885) dal Morohashi Museum of Modern Art di Kitashiobara, e le altre due dal Kuboso Memorial Museum of Arts di Izumi.

Da sinistra in alto: Vincent van Gogh, «Donna contadina» (dicembre 1884-gennaio 1885); «Il ponte di Gleize sul canale di Vigueirat» (marzo 1888); «Vaso di fiori con cardi» (giugno 1890); «Ciuffi d’erba» (aprile 1889)
Il termine «passione» utilizzato nel titolo è sì inteso in quanto «intensità emotiva», ma anche «agonia» (come quando si usa per fare riferimento agli eventi subìti da Cristo), un riflesso del modo in cui Van Gogh è stato a lungo considerato in Giappone. Van Gogh iniziò a essere apprezzato dagli artisti e scrittori d’avanguardia giapponesi intorno al 1910, con la fondazione del gruppo Shirakaba (Betulla Bianca). Tra i suoi primi sostenitori spicca Kishida Ryusei (1891-1929), che dipinse il proprio autoritratto riprendendone l’energica pennellata e il forte cromatismo.
Maeta Kanji (1896-1930) compì un pellegrinaggio in onore di Van Gogh durante il suo soggiorno triennale in Francia, visitando Auvers-sur-Oise, dove sono sepolti Vincent e il fratello Theo. Lì, nel 1923, realizzò un dipinto con al centro le due lapidi, una accanto all’altra, e il verde fiorito sembra una coperta che copre e unisce i due fratelli.

Maeta Kanji, «Le tombe dei fratelli Van Gogh», 1923
L’industriale Koyata Yamamoto acquistò «Sei girasoli» (agosto 1888) nel 1920, diventando così il primo Van Gogh ad essere acquistato da un collezionista locale. Il quadro era allora molto ammirato dagli artisti giapponesi d’avanguardia, ma fu distrutto da un incendio durante i bombardamenti americani dell’agosto 1945, alla fine della Seconda guerra mondiale. Nel 1923 Nakamura Tsune (1887-1924) dipinse i suoi «Girasoli» ispirandosi al celebre soggetto delle tele di Van Gogh, aggiungendo una pipa come quella inclusa nel dipinto «La sedia» (dicembre 1888-gennaio 1889, ora alla National Gallery di Londra).
L’allestimento del Pola Museum of Art comprende anche opere contemporanee ispirate all’artista, come ad esempio il set di fotografie intitolato «Ascent» (2016) di Fiona Tan, nata in Indonesia e ora residente nei Paesi Bassi. Con paesaggi ambientati intorno al Monte Fuji, alcune delle sue immagini ricordano le stampe tradizionali giapponesi, che tanto piacevano al pittore olandese.

Una fotografia dalla serie «Ascent» (2016) di Fiona Tan. Bernard Buffet Museum, Clematis no Oka (Japan)