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Martin Bailey
Leggi i suoi articoliChi non vive la situazione in corso nel Paese difficilmente immagina quanto sia difficile aprire un nuovo museo in Iraq. Solo una settimana prima dell’apertura del Museo di Bassora all’interno di un ex palazzo di Saddam Hussein, il 27 settembre, gran parte della collezione doveva ancora arrivare da Baghdad.
Al momento di andare in stampa il ridotto staff del museo si stava preparando a un tour de force per preparare l’allestimento.
Il Museo di Bassora è in programma da otto anni e, una volta ultimato, diventerà insieme al Museo Nazionale di Baghdad una delle istituzioni più importanti del Paese. Per la prima volta in questa generazione, gli iracheni del Sud avranno il loro museo, un obiettivo importante realizzato in condizioni estremamente difficili.
Evacuazione a Baghdad Il vecchio museo della città, nel centro storico di Bassora, fu saccheggiato durante la prima guerra del Golfo nel 1991 e danneggiato durante l’invasione del 2003. Fortunatamente la maggior parte della collezione era già stata evacuata a Baghdad. L’ex direttore del museo, Mudhar Abd Alhay, venne fucilato durante le violenze di piazza del 2005. Tre anni dopo, il successore di Alhay, Qathan Alabeed, si pose l’obiettivo di ridare un museo alla città. L’esercito inglese e il British Museum acconsentirono a dare il loro aiuto per la creazione di un nuovo museo con standard adeguati: sicurezza, climatizzazione, orari di apertura regolari e allestimenti moderni. Il museo avrebbe occupato il Palazzo sul lago del 1990, usato dall’esercito inglese dopo la deposizione di Saddam. I progressi sono stati lenti, in parte per la difficoltà di fundraising in Iraq. In una fase preliminare il Consiglio comunale di Bassora aveva promesso un contributo pari a 3 milioni di dollari, ma, a causa di problemi di budget, questi fondi non si sono mai resi disponibili. Gran parte dei finanziamenti è stata raccolta dagli Amici del Museo di Bassora, con sede nel Regno Unito. L’organizzazione, fondata da John Curtis, già curatore al British Museum, ha raccolto quasi 500mila sterline (583mila euro), in gran parte provenienti dalla compagnia petrolifera Bp. Il museo non ha ancora fondi per un’apertura completa. Alabeed ha deciso perciò di aprire in maniera graduale, a partire dalla galleria dedicata alla storia della regione di Bassora dal 300 a.C. circa al XIX secolo. I tre spazi restanti, che comprendono le epoche sumera, babilonese e assira, dovrebbero aprire nei prossimi anni. Il museo prevede che per il completamento del museo ci vorranno altre 450mila sterline. Il Cultural Protection Fund del British Council sta valutando una donazione che coprirebbe i fondi mancanti; la decisione è attesa per novembre.
Sfide inaspettate L’ultima sfida di Alabeed è stata quella di ottenere le opere. Per anni la collezione del vecchio museo era stata conservata in depositi del Museo Nazionale di Baghdad, controllato dal Consiglio di Stato per le antichità e il patrimonio iracheno. Dopo lunghe negoziazioni, i funzionari hanno acconsentito a prestare 550 oggetti a Bassora, compresi alcuni della collezione originaria della città. A questi si aggiungeranno i 160 pezzi, in gran parte ottomani, che non hanno mai abbandonato Bassora.
Il trasporto degli oggetti a Bassora, a 500 km da Baghdad, è stato un altro ostacolo. Le autorità hanno dovuto approvare il trasferimento e poi fornire un’adeguata scorta militare. Il programma è stato sospeso per via dell’Id al-adha, la grande «festa della rottura del digiuno». Al momento di andare in stampa, Alabeed ancora aspettava l’arrivo degli oggetti, una settimana appena prima dell’apertura. «Non abbiamo molto tempo per collocare le centinaia di oggetti nelle loro vetrine», spiega. Ma anche dopo l’arrivo dei manufatti le difficoltà non saranno finite. Molti sono infatti di piccole dimensioni (comprese 150 monete) e riempiranno solo in parte i 400 metri quadrati della galleria. Ma il progetto di Alabeed resta ambizioso. Deluso dalla qualità dei prestiti, sta insistendo presso il Ministero della Cultura per averne di nuovi e di migliore qualità dopo l’apertura del museo. Alabeed ha inoltre reclutato 40 volontari, evento raro in Medio Oriente, e spera che la struttura didattica del museo possa diventare un «centro culturale» per la regione. Ha anche in programma di sopperire alla carenza di reperti archeologici del museo incoraggiando gli scavi per poter così aumentare i pezzi in mostra. Il Consiglio di Stato per le antichità e il patrimonio iracheno dovrebbe finanziare la gestione ordinaria del museo. Nonostante le violenze ancora in corso nella regione di Bassora, l’Isis non è attivo in questa zona e Alabeed è convinto che l’area sia relativamente sicura. Sono comunque state installate porte in acciaio e sono state chiuse le finestre più vulnerabili.
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