Un momento della performance «The Master and Form» (2018) di Brendan Fernandes alla Graham Foundation di Chicago. Cortesia l’artista e Monique Meloche Gallery, Chicago. Foto di Brendan Leo Merea

Image

Un momento della performance «The Master and Form» (2018) di Brendan Fernandes alla Graham Foundation di Chicago. Cortesia l’artista e Monique Meloche Gallery, Chicago. Foto di Brendan Leo Merea

Politica, tecnoarte e performance alla Biennale del Whitney

Molte opere su temi come etnia e genere, disuguaglianza e vulnerabilità del corpo

La politica spesso trasforma la Whitney Biennial di New York in una specie di pentola a pressione. L’edizione 2019, che si svolge dal 17 maggio al 22 settembre, non fa eccezione. La mostra curata da Jane Panetta e Rujeko Hockley include infatti molte opere su temi quali etnia e genere, disuguaglianza economica, gentrificazione e vulnerabilità del corpo.

La Panetta e la Hockley hanno messo insieme uno dei gruppi più eterogenei di artisti americani mai visti in una Whitney Biennial, tra emergenti e «mid-career». La maggior parte degli artisti non è bianca e tra artisti maschi e femmine c’è un’equa partecipazione.

Il video è presente in maniera massiccia sia nelle sale espositive sia nel teatro del museo, che presenta opere, tra gli altri, di Korakrit Arunanondchai, Garrett Bradley, Colectivo los Ingrávidos, Thirza Cuthand, Forensic Architecture, Ellie Ga e Ilana Harris-Babou tra gli altri.

Tra gli autori di performance, disciplina anch’essa molto rappresentata, Brendan Fernandes, Autumn Knight e Mariana Valencia. Non mancano tuttavia, tra i 75 artisti e gruppi partecipanti, autori che puntano alla fisicità dell’opera (è il caso delle sculture surreali di Olga Balema) o di pittori come Tomashi Jackson, autore di opere sui legami tra teoria dei colori e razzismo, o Marlon Mullen, che produce opere incrostate di acrilico come se fossero dipinte con le dita.

La correttezza politica delle curatrici non è però bastata a evitare la protesta di Michael Rakowitz, che ha rifiutato di partecipare alla mostra in segno di protesta contro i legami finanziari del Whitney con Safariland, una società di proprietà del vicepresidente del museo Warren Kanders, che fabbrica lacrimogeni e altri prodotti militari utilizzati dalla polizia lungo il confine tra Stati Uniti e Messico. Lo sponsor principale della mostra è la gioielleria Tiffany & Co.

Un momento della performance «The Master and Form» (2018) di Brendan Fernandes alla Graham Foundation di Chicago. Cortesia l’artista e Monique Meloche Gallery, Chicago. Foto di Brendan Leo Merea

Margaret Carrigan, 16 maggio 2019 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

In occasione della sua mostra alla South London Gallery, l’artista performativo che si ispira al potere dell’assurdo spiega perché è così importante creare nuove versioni delle sue opere

Nuovo record per l'artista all'asta newyorkese di Sotheby's: 13,6 milioni

68 gli espositori scelti. Due gli italiani, kaufmann repetto e Franco Noero

La più grande mostra sull’artista che suscitò l’ira di Richard Serra

Politica, tecnoarte e performance alla Biennale del Whitney | Margaret Carrigan

Politica, tecnoarte e performance alla Biennale del Whitney | Margaret Carrigan