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«Idle (acts a and ß)» (2023) di Émilie Brout & Maxime Marion (particolare). Cortesia degli artisti e 22,48 mÇ

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«Idle (acts a and ß)» (2023) di Émilie Brout & Maxime Marion (particolare). Cortesia degli artisti e 22,48 mÇ

Poetics of Encryption: il saggio di Nadim Samman diventa una mostra

Il KW Institute for Contemporary Art Berlin si è ispirato al testo del curatore e storico dell’arte per una collettiva di 40 artisti

Francesca Petretto

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Nadim Samman (1980) è un curatore e storico dell’arte che vive e lavora principalmente a Berlino e dal ricco curriculum vitae et studiorum, inserito nel 2014 dalla rivista «Foreign Policy» nella lista dei «100 pensatori di spicco a livello globale». Il KW Institute for Contemporary Art Berlin è rimasto talmente colpito dal suo recente saggio Poetics of Encryption: Art and the Technocene (Hatje Cantz, Berlino 2023) da dedicargli, con curatela firmata da Samman stesso (affiancato da Linda Franken e Lara Scherrieble), l’omonima mostra collettiva in tre capitoli che vede tra gli altri, in tutto 40 artisti internazionali, la partecipazione di Nora Al-Badri, Morehshin Allahyari, American Artist, Emmanuel Van der Auwera, Gillian Brett, Émilie Brout & Maxime Marion, Juliana Cerqueira Leite, Julian Charrière, Joshua Citarella, Clusterduck, Juan Covelli, Kate Crawford & Vladan Joler, Sterling Crispin, Simon Denny, enorê, Roger Hiorns, Tilman Hornig, Rindon Johnson, Daniel Keller, Andrea Khôra, Jonna Kina, Oliver Laric, Eva & Franco Mattes, Most Dismal Swamp, Carsten Nicolai, Simone C. Niquille, Trevor Paglen, Matthias Planitzer, Jon Rafman, Rachel Rossin, Sebastian Schmieg, Charles Stankievech, Troika, Ubermorgen, Nico Vascellari e Zheng Mahler.

In Poetics of Encryption Samman esplora un paesaggio immaginario caratterizzato da siti e buchi neri, scatole nere come luoghi segreti, sistemi non trasparenti ovvero strumenti digitali che ormai tutti utilizziamo (e subiamo) non capendone l’effettivo funzionamento e che esercitano tuttavia su di noi, più o meno ignari utenti, il proprio potere occulto. Si tratta di tecnologie legate a specifici brand e aziende, di cui, per quanto curiosi, non riusciamo a comprendere appieno le funzioni, non avendo altra scelta che rassegnarci alla nostra relativa impotenza di fronte alla loro imperscrutabilità di sistema.
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Come si manifesta questo nostro dramma personale e politico nella sfera culturale? Quali sono gli stati d’animo, i simboli o le narrazioni che trasmettono l’estetica e la politica dell’esclusione, della compartimentazione, della segretezza e della speculazione sul funzionamento interno della tecnologia? Sono questi i temi affrontati dalla grande mostra distribuita su tutti i piani del KW Institute for Contemporary Art Berlin: dal 17 febbraio al 26 maggio «Poetics of Encryption» presenta opere già esistenti e altre nuove, commissionate per l’occasione ad artiste e artisti internazionali che lavorano con media analogici e digitali. L’allestimento, realizzato in collaborazione con l’architetto Jürgen Mayer H., è accompagnato da un sito web dedicato che funge anche da catalogo della mostra e presenta tre opere web-first commissionate per questa, rich-media e un chatbot IA personalizzato. «Poetics of Encryption» è un progetto di KW Berlin, prodotto in collaborazione con il Kunsthal Charlottenborg di Copenaghen.

Francesca Petretto, 15 febbraio 2024 | © Riproduzione riservata

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