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Le illustrazioni di Saul Steinberg (1914-99), uno fra i massimi disegnatori del secolo passato, sono uscite su «Life», «Time», «Harper’s Bazaar» e, soprattutto, sul mitico «New Yorker», con il quale collaborò per quasi sessant’anni, creando 682 illustrazioni e 85 copertine.
Studente di filosofia a Bucarest, poi trasferitosi in Italia nel 1933 per studiare architettura al Politecnico di Milano, nel 1940 dovette riparare negli Stati Uniti, in fuga dalle leggi razziali italiane. Nel frattempo si era mantenuto agli studi con disegni satirici e vignette («l’architettura per me è un supplizio», ripeteva) e aveva stretto una profonda amicizia con Aldo Buzzi (1910-2009), suo compagno di studi, come lui insofferente alla pratica dell’architettura (poi diventato, infatti, scrittore, sceneggiatore e caporedattore alla Rizzoli).
La Galleria dell’Incisione presenta sino al 28 gennaio una trentina degli ironici, raffinati disegni del primo, nella mostra «Saul Steinberg. Disegni dall’archivio di Aldo Buzzi», alcuni dei quali pubblicati a corredo di note opere di Buzzi, come «Piccolo diario americano», 1974, e «L’uovo alla kok», 1979 singolare manuale di cucina diventato un cult fra gli appassionati.
Insieme, sono esposti ritratti dei due amici, opera di Tullio Pericoli, e una decina di stampe di dichiarata matrice steinberghiana di Guido Scarabattolo.
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