Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Riccardo Deni
Leggi i suoi articoliUna delle aste più attese dell'autunno scorso si è trasformata in un caso che porta alla luce dinamiche solitamente in ombra nel mercato dell'arte. Per la riservatezza che avvolge il sistema, certo, ma anche per le circostanze improbabili sulle quali poggia: un'opera di Jackson Pollock, una garanzia finanziaria non rispettata e un collezionista miliardario che vorrebbe ritardare il pagamento. Tali i presupposti che hanno indotto Phillips ad avviare un’azione legale contro David Mimran, collezionista, produttore cinematografico e figlio del magnate dello zucchero Jean-Claude Mimran – accusandolo di non aver rispettato gli obblighi assunti come garante di terzi per l’acquisto dell’opera.
La pratica, sempre più diffusa sul mercato dell’arte contemporanea, consente a una casa d’aste di assicurarsi la vendita a un prezzo stabilito prima dell'incanto, solitamente vicino alla stima minima del lotto. Così, in assenza di offerte sul momento, la maison avrebbe comunque la certezza di aggiudicare l'opera. Dall'altre parte, il garante si assume l'impegno di acquistare il lotto alla cifra concordata qualora nessun altro acquirente superi la sua offerta scritta. Se invece l’opera viene aggiudicata a un prezzo superiore, il garante riceve una percentuale del guadagno, come compensazione del rischio finanziario che si è assunto. In tempi recenti, dove domanda e offerta preferiscono rimanere cauri, la manovra è sempre più utilizzata, soprattutto su lotti di prima fascia, che spesso vengono aggiudicati proprio grazie alla garanzia.
Ed è accaduto così anche il 19 novembre, da Phillips a New York, quando un dipinto di Jackson Pollock stimato 13 milioni di dollari non ha ricevuto offerte in sala. A quel punto si è attivata la garanzia posta da Mimran sul lotto, che si era impegnato ad acquistarla al prezzo pattuito di 14,5 milioni di dollari. Impegno che a distanza di mesi non è stato però ancora mantenuto. Phillips ha così deciso di portare Mimran in tribunale, chiedendo che la Corte Suprema di New York imponga lui il pagamento dell'opera, più interessi e copertura delle spese legali, per un totale di circa 15 milioni di dollari. Tra i documenti presentati ci sono la fattura, il contratto di garanzia e una dichiarazione giurata firmata da Mimran il 26 aprile 2025, in cui egli stesso ammette il debito.
Il collezionista è infatti ancora intenzionato ad acquistare l'opera pagando la cifra pattuita, solo vorrebbe farlo più avanti. Secondo lui, secondo quanto dichiarato, fu Phillips a proporgli il ruolo di garante a poche settimane dalla vendita. «Ero titubante, ma ho accettato perché amo Pollock – ne possiedo già uno. Tuttavia, avevo chiesto le solite condizioni di pagamento a sei mesi, perché sapevo che in quel periodo avrei potuto avere difficoltà». I sei mesi sono però passati, e Mimran a quanto pare non ha ancora liquidità sufficiente per completare l'acquisto. «Adoro il quadro e lo comprerò, solo con un po’ di ritardo».
D'altra parte, l'opera è particolarmente preziosa. Datata 1948, è realizzata con una combinazione di olio, smalto, sabbia, ciottoli e ritagli di carta su masonite, ed è firmato in basso a sinistra.La tecnica è quella consueta del dripping, mentre meno usuale è l'uso esclusivo del bianco e del nero, più raro nella sua produzione. L’opera fu acquistata nel 1987 dalla celebre designer Florence Knoll e dal marito Harry Hood Bassett direttamente dall’artista, che l'hanno poi concesso in prestito per diverse mostre, tra cui la celebre retrospettiva del 1998 al MoMA di New York.
Ad ogni modo, la pazienza di Phillips si è esaurita insieme al decorso dei sei mesi e ora chiede che il collezionista adempia ai suoi obblighi. Quella garanzia che avrebbe dovuto cautelare la maison è così diventata un contenzioso legale che probabilmente allungherà ulteriormente i tempi di questa inconclusa aggiudicazione.

Jackson Pollock, Untitled (c. 1948). Photo courtesy Phillips
Altri articoli dell'autore
Un anno di lavoro ha portato alla nascita de «L’altare del Tempo e dell’acqua feconda», installazione monumentale che cambia il volto del comune modenese di Fanano
Curata da Guillermo Solana ed Elena Rodríguez in stretta collaborazione con la pittrice, si tratta della prima monografica in ambito museale per l’artista canadese
Si tratta di Te K’ab Chaak, che nel 331 d.C. fondò una dinastia durata oltre quattro secoli
Stampato nel 1605 sotto lo pseudonimo di Cecco di Ronchitti da Bruzene, il volume è considerato il primo libro pubblicato dal celebre scienziato