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Riccardo Deni
Leggi i suoi articoliIl Museo Nacional Thyssen-Bornemisza di Madrid presenta la prima mostra monografica in ambito museale dedicata all'artista canadese Anna Weyant (Calgary, 1995), dal 15 luglio al 12 ottobre 2025. Curata da Guillermo Solana, Direttore artistico del Museo, ed Elena Rodríguez, Dipartimento Mostre, in stretta collaborazione con la pittrice, l’esposizione presenta una selezione di circa venti opere recenti, offrendo al pubblico europeo un’occasione unica per avvicinarsi all’universo visivo di uno dei pennelli più interessanti della pittura figurativa contemporanea.
I dipinti di Weyant si distinguono per una raffinata stratificazione di riferimenti artistici che spaziano dal Barocco fino ai primi decenni del Novecento, epoche che trovano ampia rappresentazione nelle collezioni storiche del museo. Questo dialogo visivo è reso ancora più esplicito dalla scelta curatoriale di affiancare le opere dell’artista a una selezione di capolavori della collezione permanente, creando rimandi e contrasti che arricchiscono la lettura di entrambe le produzioni. Tra questi c'è la scena di genere barocca «Il Concerto» (circa 1630-1635) di Mattia Preti, o «Ritratto di giovane donna di profilo con maschera nella mano destra» (circa 1720-1730) del Piazzetta; il «Ritratto del dottor Haustein» (1928) di Christian Schad, in cui una figura spettrale incombe sulla protagonista come spesso accade nei lavori della pittrice canadese; e ancora l'illusione creata da Magritte in «La chiave dei campi» (1936) e «Il gioco delle carte» (1948-1950) di Balthus.
Al centro della ricerca dell'autrice vi è la figura femminile, spesso declinata attraverso ritratti di giovani donne colte in momenti di sospensione, tra intimità domestica e atmosfere oniriche. I suoi soggetti, enigmatici e malinconici, abitano uno spazio che sfugge alla definizione temporale, evocando allo stesso tempo l’eleganza tecnica dei maestri del passato e la sensibilità visiva della cultura contemporanea. Il tratto pittorico, preciso e curato, si fa veicolo di una narrazione silenziosa, in cui convivono l’estetica della cultura pop americana e l’inquietudine del surrealismo novecentesco. La sua arte, profondamente radicata nella tradizione, si apre così a una pluralità di letture, oscillando tra il citazionismo colto e l’ironia sottile, tra la grazia classica e un senso sottile di disorientamento.
La mostra rappresenta non solo un riconoscimento istituzionale per una giovane artista in rapida ascesa, rappresentata a livello internazionale dalla mega galleria Gagosian, ma anche un’opportunità per riflettere sul rinnovato interesse verso la pittura figurativa e la sua capacità di reinterpretare il passato con uno sguardo attuale e personale.

Anna Weyant, «L'ingegno della scala», 2020

Anna Weyant, «Questo è tutto, gente», 2024