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«Hands» (1930) di Consuelo Kanaga, New York, Brooklyn Museum, dono di Wallace B. Putnam. Estate of Consuelo Kanaga, 82.65.2248. © Brooklyn Museum. (Foto Brooklyn Museum)

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«Hands» (1930) di Consuelo Kanaga, New York, Brooklyn Museum, dono di Wallace B. Putnam. Estate of Consuelo Kanaga, 82.65.2248. © Brooklyn Museum. (Foto Brooklyn Museum)

Parte da Barcellona la riscoperta di Consuelo Kanaga, la prima fotoreporter afroamericana

Al KBr 180 immagini ripercorrono i passi dell’attivista nell’America della segregazione razziale

Roberta Bosco

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Inizia da Barcellona la grande retrospettiva di Consuelo Kanaga (Oregon, 1894 - New York, 1978), figura fondamentale della fotografia moderna, anche se fino ad oggi poco riconosciuta, non solo in Europa, che la accoglie per la prima volta, ma anche negli  Stati Uniti. La sua storia inizia quasi per caso. Figlia di una scrittrice afroamericana, nel 1915 iniziò la sua carriera come giornalista al «San Francisco Chronicle». Un giorno il direttore la sentì dare al suo fotografo istruzioni così precise che la invitò a realizzare personalmente le foto dei suoi articoli, così Kanaga smise di scrivere e iniziò a fotografare, per non abbandonare più la macchina fotografica. Nonostante abbia lavorato tutta la vita, purtroppo ci resta ben poco della sua produzione: circa 2.500 negativi e 500 stampe donate dall’ultimo dei suoi tre mariti al Brooklyn Museum, che le dedicò una retrospettiva nel 1992, per poi dimenticarla negli archivi. 
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«Consuelo Kanaga. Catturare lo spirito», aperta fino al 12 maggio, nel KBr, il centro dedicato alla fotografia della Fundación Mapfre a Barcellona, ripercorre la sua carriera dal 1917 al 1964 attraverso 180 fotografie e materiale documentario d’archivio. «Kanaga è una delle poche donne che riuscì a praticare il fotogiornalismo a livello professionale negli Stati Uniti già negli anni ‘10, per di più, essendo nera, in piena discriminazione razziale. Fu anche una delle poche che mantenne uno stretto rapporto con gli ambienti dell’avanguardia, fotografando artisti come Rothko, Eugene Smith, Dorothea Lange, Milton Avery, Imogen Cunningham, ma anche i protagonisti dell’attivismo e del sindacalismo, e fu un membro della Photo League fino al 1951, quando McCarthy la dichiarò illegale» spiega il curatore Drew Sawyer, conservatore prima del Brooklyn e attualmente del Whitney Museum.
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La rassegna rivela la volontà di Kanaga di utilizzare la fotografia per dare dignità alle persone, agli oggetti e agli edifici normalmente trascurati dalla rappresentazione e per denunciare le disuguaglianze derivanti da ragioni economiche, sociali e razziali, ma anche per innovare. Influenzata da Stieglitz, soprattutto nei ritratti, sperimenta con la posizione del corpo, l’inquadratura, l’illuminazione e la stampa per migliorare la capacità espressiva delle sue immagini. Oltre al flash, utilizza tecniche da camera oscura come la sovraesposizione e la sottoesposizione, manipolando i tempi di esposizione in determinate zone di una stampa fotografica, accentuando il contrasto tra luci e ombre per generare un effetto teatrale. Allo stesso modo, spesso vira le sue stampe con metalli come l’oro e sottolinea alcune caratteristiche a matita.
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«Questa mostra vuole contribuire in modo definitivo a riconoscere il lavoro di Kanaga, sia per il suo apporto al riconoscimento delle donne in questo campo, che per l’intensità con cui le sue immagini mettono lo spettatore di fronte ad alcune delle grandi questioni sociali, come l’emarginazione, la povertà, le persecuzioni razziali e la disuguaglianza, in particolare della popolazione afroamericana, che sono sopravvissute da quei tempi fino ad oggi» conclude il curatore.

La rassegna verrà presentata quest’estate nel centro della Fondazione Mapfre a Madrid, in autunno nel San Francisco MoMA e nella primavera del prossimo anno nel Brooklyn Museum di New York.

Roberta Bosco, 12 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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